reddito minimo garantito o pieno impiego ?
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reddito minimo garantito o pieno impiego ?
Vorrei dire qualcosa a proposito della proposta del reddito minimo garantito che Paolo Arduini ha ri-sollevato qualche giorno fa (putroppo non in questo forum ma nella lista su google).
Lungi sia dal considerarla scontata o tantomeno da rigettare, credo che sia una proposta che debba essere accompagnata da una forte argomentazione.
In altre parole credo che se vogliamo portarla avanti allora deve scaturire ed essere presentata al mondo non come un coniglio uscito dal cappello, ma come l'esito razionale di un discorso critico sulla fase attuale ed in particolare sulla questione del lavoro.
Non pretendo di fare qui neanche lontanamente un simile discorso, ma credo ad esempio che dovremmo porci seriamente il problema di un confronto tra questa proposta e quella classica del pieno impiego.
Cioè dovremmo spiegare a chi ce lo chiede perché preferiamo la prima alla seconda.
A questo riguardo a me pare che la prospettiva del pieno impiego non sia né realista né
desiderabile. Il lavoro umano, in occidente, è stato progressivamente soppresso o banalizzato dalle macchine. E questo vale sia per il lavoro manuale che per quello intellettuale. Quel che resta della produzione materiale è dislocato nei "paesi in via di sviluppo" mentre da "noi" proliferano gli impieghi di servizio; non nei veri servizi per la
società, ma proprio nel "servizio" in senso letterale: schiavi dell'organizzazione informatica, servitori della persona privata, soldatini del management, e così via.
Il capitalismo ha preso da decenni una strada che non può e non potrà più garantire un lavoro per tutti, e per di più il lavoro che può ancora mettere in gioco è sempre più vuoto e sempre più sconnesso dei bisogni fondamentali delle persone (salute, istruzione, trasporti, ecc).
Pertanto mi sembra che se vogliamo che il nostro movimento sia davvero portatore di un avvenire dovrà innanzitutto farsi carico di una critica lucida e radicale del lavoro moderno.
C'è poi la questione della "crisi". È possibile che non vi sia alcuna "uscita" dalla crisi;
è possibile che il mondo più o meno globalizzato entri in una lunga fase segnata da lotte feroci tra diversi "capitalismi". Se è questo il caso mi sembra che l'unica azione
conseguente che possiamo intraprendere sia quella di "aiutare questa economia a sprofondare definitivamente" e la richiesta del reddito minimo garantito va in questa direzione (così come quella di massicce assunzioni nei "veri servizi"), oltre che nella direzione di difendere la vita delle persone.
Riguardo a quest'ultimo punto, cioè alla difesa della vita, un altro aspetto che va affrontato seriamente è quello già emerso qua e là nei nostri incontri (ad es. per voce degli studenti senesi), e cioè l'eventualità o la necessità di costruire pazientemente contesti di vita dotati di un certo grado di autonomia, sia materiale che culturale, cioè in cui sia possibile produrre i mezzi di sussistenza essenziali senza il concorso dell'apparato tecnico-industriale e dove sia possibile in qualche misura sperimentare relazioni umane non asservite a quest'ultimo. È altresì evidente che un progetto di questo tipo comporta il rifiuto completo dello Stato e di tutti i suoi rappresentanti.
Lungi sia dal considerarla scontata o tantomeno da rigettare, credo che sia una proposta che debba essere accompagnata da una forte argomentazione.
In altre parole credo che se vogliamo portarla avanti allora deve scaturire ed essere presentata al mondo non come un coniglio uscito dal cappello, ma come l'esito razionale di un discorso critico sulla fase attuale ed in particolare sulla questione del lavoro.
Non pretendo di fare qui neanche lontanamente un simile discorso, ma credo ad esempio che dovremmo porci seriamente il problema di un confronto tra questa proposta e quella classica del pieno impiego.
Cioè dovremmo spiegare a chi ce lo chiede perché preferiamo la prima alla seconda.
A questo riguardo a me pare che la prospettiva del pieno impiego non sia né realista né
desiderabile. Il lavoro umano, in occidente, è stato progressivamente soppresso o banalizzato dalle macchine. E questo vale sia per il lavoro manuale che per quello intellettuale. Quel che resta della produzione materiale è dislocato nei "paesi in via di sviluppo" mentre da "noi" proliferano gli impieghi di servizio; non nei veri servizi per la
società, ma proprio nel "servizio" in senso letterale: schiavi dell'organizzazione informatica, servitori della persona privata, soldatini del management, e così via.
Il capitalismo ha preso da decenni una strada che non può e non potrà più garantire un lavoro per tutti, e per di più il lavoro che può ancora mettere in gioco è sempre più vuoto e sempre più sconnesso dei bisogni fondamentali delle persone (salute, istruzione, trasporti, ecc).
Pertanto mi sembra che se vogliamo che il nostro movimento sia davvero portatore di un avvenire dovrà innanzitutto farsi carico di una critica lucida e radicale del lavoro moderno.
C'è poi la questione della "crisi". È possibile che non vi sia alcuna "uscita" dalla crisi;
è possibile che il mondo più o meno globalizzato entri in una lunga fase segnata da lotte feroci tra diversi "capitalismi". Se è questo il caso mi sembra che l'unica azione
conseguente che possiamo intraprendere sia quella di "aiutare questa economia a sprofondare definitivamente" e la richiesta del reddito minimo garantito va in questa direzione (così come quella di massicce assunzioni nei "veri servizi"), oltre che nella direzione di difendere la vita delle persone.
Riguardo a quest'ultimo punto, cioè alla difesa della vita, un altro aspetto che va affrontato seriamente è quello già emerso qua e là nei nostri incontri (ad es. per voce degli studenti senesi), e cioè l'eventualità o la necessità di costruire pazientemente contesti di vita dotati di un certo grado di autonomia, sia materiale che culturale, cioè in cui sia possibile produrre i mezzi di sussistenza essenziali senza il concorso dell'apparato tecnico-industriale e dove sia possibile in qualche misura sperimentare relazioni umane non asservite a quest'ultimo. È altresì evidente che un progetto di questo tipo comporta il rifiuto completo dello Stato e di tutti i suoi rappresentanti.
stefanoisola- Messaggi : 44
Data di iscrizione : 04.03.09
Re: reddito minimo garantito o pieno impiego ?
stefanoisola ha scritto:Vorrei dire qualcosa a proposito della proposta del reddito minimo garantito che Paolo Arduini ha ri-sollevato qualche giorno fa (putroppo non in questo forum ma nella lista su google).
Paolo il 9/3/2009 sulla mailing list ha scritto:
"finalmente Aldo "resuscita" la nostra proposta del salario di cittadinanza o reddito minimo garantito: mi pareva sinceramente scomparsa o almeno rimossa dalle nostre discussioni, quasi fosse un "peccato di gioventù", e mi pare un grave errore!
non perché pensi, lo sapete bene, a stilare "in tre mesi o in trent'anni" lo Statuto e il Programma del Partito, di cui non me ne potrebbe fregare di meno (con buona pace dei minoritari viandanti...), ma perché credo che sia non solo una risposta chiara e precisa alla situazione attuale ma anche una prefigurazione (la Grande Narrazione...) dei rapporti umani e sociali che vogliamo costruire in alternativa a tutti questi affannosi tentativi di mettere qualche pezza e di ricominciare da capo con plusvalore, alienazione, distruzione della vita e della natura
ed è davvero esilarante vedere che alcune delle critiche "comuniste" che a Chianciano 1 e 2 si erano sentite, siano molto ma molto simili a quelle del Cavaliere (che vuole difendere il posto di lavoro) e di Ferrero (idem) alla caricatura franceschiniana (che è altra cosa, spero sia chiaro a tutti...), a parte quelle vetero-produttiviste che ritenevano dannoso dare un reddito garantito sennò la gente perde voglia e abitudine a lavorare!!!
le cassintegrazioni tremontiane fanno il paio con le elemosine franceschiniane, mentre nella nostra proposta (se siamo d'accordo che sia ancora nostra, ovviamente...) c'è un di più non di euri ma di valori, che potremmo cominciare a rivendicare anche pubblicamente, ora che abbiamo la necessità assoluta di acquistare visibilità e consenso"
Nicoletta- Viandante
- Messaggi : 12
Data di iscrizione : 24.02.09
Età : 54
Re: reddito minimo garantito o pieno impiego ?
Concordo con lo spirito che anima il post di stefano.
La questione è molto delicata e non può essere liquidata nè con facili giustificazioni nè con banali critiche.
La prima distinzione da fare è quella che io pongo sempre prima di campagne di boicottaggio. Il valore della proposta è perchè:
(1) si crede che un volta implementata porti a degli effetti positivi, oppure
(2) la si pensa come espediente per creare impegno politico attorno ad un'idea.
Ecco quali sono, a mio parere, alcune delle criticità della proposta nel caso venga intesa come (1). Parliamone.
a) un reddito di cittadinanza richiede una produzione dello stesso valore per essere garantito, la qual cosa implica che deve esistere un obbligo degli stessi cittadini a produrre il valore del reddito di cittadinanza (il lavoro diventa un dovere)
b) l'esistenza di un reddito di cittadinanza aumenta le funzioni dello stato centrale il quale può essere l'unico ad occuparsi della sua effettiva amministrazione
c) la possibilità di percepire un reddito di cittadinanza riduce automaticamente il valore del lavoro perchè le persone troverebbero ragionevole lavorare per redditi da lavoro inferiori (avendo comunque anche il reddito di cittadinanza), col risultato che buona parte del reddito di cittadinanza verrebbe rimangiato dalla riduzione conseguente degli stipendi
d) l'esistenza del reddito di cittadinanza in un solo paese amplierebbe la differenza tra cittadini di quel paese ed immigrati in quel paese, presumibilmente cementando ancora di più i cittadini attorno alla paura/odio dell'immigrato
e) l'esistenza di un reddito di cittadinanza potrebbe (ma questo è del tutto da capire) spingere molti a non lavorare (vivere col minimo indispensabile per avere molto tempo libero), nel qual caso il reddito di cittadinanza si configurerebbe come un sussidio da parte di chi vuole lavorare nei confronti di chi non vuole lavorare (naturalmente a patto che chi vuole lavorare sia in numero sufficiente da pagare il reddito di cittadinanza, altrimenti serve l'imposizione del lavoro o la riduzione del reddito di cittadinanza)
La questione è molto delicata e non può essere liquidata nè con facili giustificazioni nè con banali critiche.
La prima distinzione da fare è quella che io pongo sempre prima di campagne di boicottaggio. Il valore della proposta è perchè:
(1) si crede che un volta implementata porti a degli effetti positivi, oppure
(2) la si pensa come espediente per creare impegno politico attorno ad un'idea.
Ecco quali sono, a mio parere, alcune delle criticità della proposta nel caso venga intesa come (1). Parliamone.
a) un reddito di cittadinanza richiede una produzione dello stesso valore per essere garantito, la qual cosa implica che deve esistere un obbligo degli stessi cittadini a produrre il valore del reddito di cittadinanza (il lavoro diventa un dovere)
b) l'esistenza di un reddito di cittadinanza aumenta le funzioni dello stato centrale il quale può essere l'unico ad occuparsi della sua effettiva amministrazione
c) la possibilità di percepire un reddito di cittadinanza riduce automaticamente il valore del lavoro perchè le persone troverebbero ragionevole lavorare per redditi da lavoro inferiori (avendo comunque anche il reddito di cittadinanza), col risultato che buona parte del reddito di cittadinanza verrebbe rimangiato dalla riduzione conseguente degli stipendi
d) l'esistenza del reddito di cittadinanza in un solo paese amplierebbe la differenza tra cittadini di quel paese ed immigrati in quel paese, presumibilmente cementando ancora di più i cittadini attorno alla paura/odio dell'immigrato
e) l'esistenza di un reddito di cittadinanza potrebbe (ma questo è del tutto da capire) spingere molti a non lavorare (vivere col minimo indispensabile per avere molto tempo libero), nel qual caso il reddito di cittadinanza si configurerebbe come un sussidio da parte di chi vuole lavorare nei confronti di chi non vuole lavorare (naturalmente a patto che chi vuole lavorare sia in numero sufficiente da pagare il reddito di cittadinanza, altrimenti serve l'imposizione del lavoro o la riduzione del reddito di cittadinanza)
Ennio- Messaggi : 20
Data di iscrizione : 05.03.09
Re: reddito minimo garantito o pieno impiego ?
Quando ero banbino, per andare al paese originario della famiglia, si attraversava il vercellese.
Ricordo le mondine, in fila nell'acqua con i loro cappelloni di paglia (che mi piacevano tanto), piegate in due a infilare le piantine di riso nel fango.
Da molti decenni le mondine non ci sono piu', sostituite da trattori equipaggiati per il trapianto del riso.
Le modine sono scomparse, non lavorano piu'. Eppure il riso c'e' ancora. Ce ne e' piu' di prima.
Chi mangia, il riso delle mondine?
= = =
Ho studiato al Politecnico di Torino.
Da studente avevo fatto una visita a Mirafiori. Carrozzerie. Alcuni reparti parevano dei gironi danteschi: la saldatura per esempio.
Scintille ovunque e tra le scintille un fitto popolo di dannati.
Altrove i dannati stavano anche peggio: in verniciatura ad esempio.
Sono diventato poi ingegnere. Ho lavorato nel campo dell'automazione industriale.
Ho speso la mia vita professionale nello svuotare quei gironi danteschi dai loro dannati.
Oggi chi va alla saldatura, vede solo macchine tra le tante scintille. I "dannati" non ci sono piu'.
Eppure le automobili, in fondo alla linea, escono lo stesso!
. . . perche' i dannati di una volta non hanno diritto alla loro '500, dato che questa esiste?
= = =
Quanto detto qui sopra lo ho ripetuto per piu' un decennio, ogni inizio semestre agli studenti di ingegneria della Universita' di Scienze Applicate della Svizzera Occidentale dove sono professore di "Techniques de Fabrication".
Il messaggio agli studenti è minaccioso, ma incita allo studio e soprattutto è uno stimolo all'attenzione, all'impegno nello studio ed all'uso della creativita': "dopo avere svuotato la campagne e dopo avere svuotato le officine" dico, "adesso svuoteremo gli uffici. Voi che volete diventare ingegneri non crediate che ci sara' sempre del lavoro da fare. Gli strumenti di calcolo moderni servono per farvi fare le fine delle mondine".
In futuro, solo chi avra' qualcosa di particolare o qualche dote speciale riuscira' a offrire qualche cosa di interessante sul mercato del lavoro.
Il resto, inclusa una grande quantita' dei lavori intellettuali, vera' svolta dalle macchine.
Che senso puo' avere costringere lo scacchista piu' dotato del mondo a giocare a scacchi otto ore al giorno, se un computer gioca meglio di lui e lo fa notte e giorno senza stancarsi mai?
Il problema e' solo quello di fare arrivare alle mondine il loro riso.
La cosa confortante e' che quel riso non manca.
Ricordo le mondine, in fila nell'acqua con i loro cappelloni di paglia (che mi piacevano tanto), piegate in due a infilare le piantine di riso nel fango.
Da molti decenni le mondine non ci sono piu', sostituite da trattori equipaggiati per il trapianto del riso.
Le modine sono scomparse, non lavorano piu'. Eppure il riso c'e' ancora. Ce ne e' piu' di prima.
Chi mangia, il riso delle mondine?
= = =
Ho studiato al Politecnico di Torino.
Da studente avevo fatto una visita a Mirafiori. Carrozzerie. Alcuni reparti parevano dei gironi danteschi: la saldatura per esempio.
Scintille ovunque e tra le scintille un fitto popolo di dannati.
Altrove i dannati stavano anche peggio: in verniciatura ad esempio.
Sono diventato poi ingegnere. Ho lavorato nel campo dell'automazione industriale.
Ho speso la mia vita professionale nello svuotare quei gironi danteschi dai loro dannati.
Oggi chi va alla saldatura, vede solo macchine tra le tante scintille. I "dannati" non ci sono piu'.
Eppure le automobili, in fondo alla linea, escono lo stesso!
. . . perche' i dannati di una volta non hanno diritto alla loro '500, dato che questa esiste?
= = =
Quanto detto qui sopra lo ho ripetuto per piu' un decennio, ogni inizio semestre agli studenti di ingegneria della Universita' di Scienze Applicate della Svizzera Occidentale dove sono professore di "Techniques de Fabrication".
Il messaggio agli studenti è minaccioso, ma incita allo studio e soprattutto è uno stimolo all'attenzione, all'impegno nello studio ed all'uso della creativita': "dopo avere svuotato la campagne e dopo avere svuotato le officine" dico, "adesso svuoteremo gli uffici. Voi che volete diventare ingegneri non crediate che ci sara' sempre del lavoro da fare. Gli strumenti di calcolo moderni servono per farvi fare le fine delle mondine".
In futuro, solo chi avra' qualcosa di particolare o qualche dote speciale riuscira' a offrire qualche cosa di interessante sul mercato del lavoro.
Il resto, inclusa una grande quantita' dei lavori intellettuali, vera' svolta dalle macchine.
Che senso puo' avere costringere lo scacchista piu' dotato del mondo a giocare a scacchi otto ore al giorno, se un computer gioca meglio di lui e lo fa notte e giorno senza stancarsi mai?
Il problema e' solo quello di fare arrivare alle mondine il loro riso.
La cosa confortante e' che quel riso non manca.
leozaquini- Messaggi : 40
Data di iscrizione : 04.03.09
Re: reddito minimo garantito o pieno impiego ?
Caro leo, il tema del reddito di cittadinanza ha tanti di quegli elementi interessanti e di criticità che solo una discussione attenta, puntuale e priva di pregiudizi può portarci a predere una posizione forte e consapevole in merito.
Sottolineo poi che la discussione del tema è molto diversa se si considera il reddito di cittadinanza come uno strumento per produrre mobilitazione sociale oppure come uno strumento effettivo di politica economica.
Io sono ben felice di partecipare alla discussione, ma non saprei proprio che rispondere al tuo post precedente.
Condivido l'appello all'immaginazione e alla creatività ma, detto questo, come affrontiamo i punti che ho sollevato?
Sottolineo poi che la discussione del tema è molto diversa se si considera il reddito di cittadinanza come uno strumento per produrre mobilitazione sociale oppure come uno strumento effettivo di politica economica.
Io sono ben felice di partecipare alla discussione, ma non saprei proprio che rispondere al tuo post precedente.
Condivido l'appello all'immaginazione e alla creatività ma, detto questo, come affrontiamo i punti che ho sollevato?
Ennio- Messaggi : 20
Data di iscrizione : 05.03.09
Re: reddito minimo garantito o pieno impiego ?
Ennio ha scritto:
. . .
Condivido l'appello all'immaginazione e alla creatività ma, detto questo, come affrontiamo i punti che ho sollevato?
Caro Ennio,
sul come affrontare i punti che hai sollevato, ci dobbiamo pensare.
Lavorandoci su tutti assieme.
A me pero' sembrava di dover inquadrare in modo un po' piu' ampio il tema.
leozaquini- Messaggi : 40
Data di iscrizione : 04.03.09
Pagina 1 di 1
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