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Intervento di Marco Lorenzoni

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Messaggio  Admin Gio 09 Apr 2009, 15:16

Questo sarebbe stato più o meno il mio intervento (estrapolo dagli appunti) all’incontro di Chianciano. Ve lo invio come contributo da mettere “agli atti” o per la prossima riunione che farete a Firenze, se lo ritenete opportuno.

Sono il direttore di Primapagina, quindicinale che esce da 20 anni in questo territorio, e seguo fin dal primo appuntamento di ottobre questo 'movimento". Non intendo assolutamente entrare nelle dispute lessicali o filosofiche sull'interpretazione di Max Weber, Marx o dell'altro russo del 1902, ma solo portare un contributo alla discussione, da cronista.

Da cronista, per esempio, non posso non notare alcune cose:

1) che sia ad ottobre che stavolta l'incontro è stato assolutamente snobbato e oscurato dai media (a parte qualcuno di quelli di nicchia). A Chianciano c'è una televisione locale, ci sono corrispondenti di 2 o 3 quotidiani. Stavolta c'erano, anche in questo stesso albergo, corrispondenti di testate nazionali venuti per il concomitante convegno dei vendoliani... bene, qui non si è visto nessuno. Tutti da Vendola. L'ennesima scissione della derelitta sinistra fa più notizia, si vende meglio. Non posso non notare questo, ma la cosa non mi stupisce: i media fanno parte del "recinto", sono dentro il "recinto" e se ti poni l'obiettivo dichiarato di "uscire dal recinto", sei anche fuori circuito... Oscurato, appunto.
Credo ci sia insomma un problema di linguaggio. E di approccio.

2) Si dice giustamente di voler rompere il circuito, uscire da un recinto, ma io – da certi interventi – vedo il rischio di uscire dal recinto delle caste, dei media asserviti ecc…, per rinchiudersi in un “recintino” , dove il pensiero critico non è messo al bando, ma dove ci si specchia ognuno nelle sue conoscenze culturali, nelle proprie letture alte, nelle proprie esperienze…

3) L’obiettivo, secondo me dovrebbe essere quello non solo di uscire dal recinto, ma di fare in modo che altri, tanti altri escano. Ma ciò non credo possa avvenire attraverso continui richiami ai testi sacri (ho sentito qui citare più volte Marx, Weber, Ostrovoski(?), Proudhon…), o alle tattiche rivoluzionarie… Né con sottolineature stucchevoli come quella sulla differenze di sesso… o ancora con documenti come quello proposto dallo studente dell’Onda di Siena. Un documento pieno di contenuti importanti e anche condivisibili, dal mio punto di vista, ma scritto e presentato in modo che nessuno possa apprezzarlo, o semplicemente leggerlo o pubblicarlo. Nessun giornale se gli arriva un documento del genere, lo pubblicherà,così com’è per la lunghezza eccessiva, né lo riassumerà, perché troppo complicato mettersi lì a fare il “taglia e cuci”. Non me ne voglia lo studente dell’Onda, che ha fatto uno sforzo ecomiabile, ma io non posso non notare che ha presentato un documento scritto con un linguaggio che è quanto di più lontano possa esserci rispetto al linguaggio comune dei suoi coetanei…

Stessa sensazione ho avuto nell’ascoltare la presa di distanze del giovane romano, che ha detto “non ci sto”, perché questo movimento è troppo poco comunista…

Insomma voglio dire, così non si convince nessuno ad uscire dal recinto di cui sopra.

4) Al contrario, penso, invece, che tante persone comincino a starci strette nel recinto del pensiero unico. Non penso siano tutte persone di sinistra o con percorsi riconducibili solo alla storia e alle vicende della sinistra, penso però che un gran numero, la maggior parte, siano proprio quelle che si trovano disorientate dalla deriva della sinistra, ma che non hanno smarrito del tutto la voglia di parlare, di partecipare, di incazzarsi per le cose che non vanno. Persone che non si rassegnano a morire democristiane… arruolate in servizio permanente effettivo nell’esercito di sua maestà…

5) In una intervista a L’Unità di sabato 24, Bertinotti dice: “La sinistra in Italia non c’è più. Si può essere morti anche senza saperlo”. Vero. Vero che la sinistra radicale è stata spazzata via quando la gente ha capito che non voleva più uscire dal recinto e che anzi nel recinto ci stava bene, ci pascolava… Ma io – senza la pretesa di avere la stessa autorevolezza di Bertinotti – ho scritto su primapagina (che è un giornaletto di provincia) che è finito anche il Pd. Che “s’è liqueso” come diceva Proietti in uno spot pubblicitario. E’ imploso. L’articolo è precedente all’intervista di Bertinotti e non è una considerazione politica, una mia impressione. E non voglio dire che io sono più “avanti” di Bertinotti.

E’ semplicemente la fotografia di quanto è avvenuto e sta avvenendo in queste ultime settimane in questo territorio: a Chianciano, a Montepulciano, a Chiusi, a Siena, a Castiglione del Lago, a Magione ad Orvieto… Questa zona a cavallo tra Umbria e Toscana è stata per decenni la zona più rossa d’Italia, qui era il serbatoio di voti più consistente del Pci (che governava i comuni citati con percentuali superiori al 65%) e questa zona è anche quella dove il Pd ha il suo “zoccolo duro”. Ebbene ovunque il Pd si sta dilaniando in guerre intestine sulle candidature, con primarie prima annunciate, poi bloccate, con candidature invalidate, agguati. In molti comuni le maggioranze di centro sinistra, praticamente solo Pd, sono a rischio per divisioni interne… Ho assistito ad alcune assemblee pubbliche, una qualche giorno fa a Moiano, casa del popolo storica, colpita da una bomba fascista nel ’73… ebbene anche lì la “liquefazione” era evidente, nelle facce dei presenti, nei silenzi dei dirigenti, nelle parole del segretario che dice: o si torna indietro a come eravamo prima, o si va avanti accelerando il processo di distacco dalla tradizione comunista… Le elezioni europee e amministrative di giugno segneranno la deflagrazione…

Quello che sta succedendo qui è ancora più significativo di ciò che è avvenuto a Firenze, a Napoli, in Sardegna, a Pescara… con scandali a go go.

Quello che voglio dire è: se il Pd si “squaglia” qui, in questo territorio che è la sua roccaforte, immaginatevi cosa succede a Varese, a Treviso, a Monfalcone o a Caserta, Bari, Pizzo Calabro, Trapani…

6) Credo, per intenderci, che la base disorientata del Pd (ma anche quella di Rifondazione) sia un grande bacino di utenza cui la nascente associazione dovrebbe parlare… O cercare di farlo.

La “dissoluzione” in atto dei partiti della sinistra tradizionale, peraltro, non è un fulmine a ciel sereno, viene da lontano ormai. Il Pd non è mai nato, la sinistra radicale è morta prima delle sconfitta dell’aprile scorso.

Molti si sono stupiti del fatto che in Abruzzo alle recenti elezioni regionali seguite allo scandalo che ha coinvolto il governatore Del Turco , il 50% degli elettori non sia andato a votare. Mai l’astensionismo era stato così alto.

Beh, a Chiusi, il mio paese, nel 2007 – non un secolo fa – alle comunali, dove il centro sinistra si presentava unito e forte di un consenso intorno al 78%, il “non voto” ha sfiorato il 33%. Un elettore su tre. E a Chiusi non c’erano scandali in atto, né divisioni fratricide. C’era semplicemente una “Unione” non più rappresentativa e una destra divisa e inaffidabile.

Dalle pagine del citato giornaletto io allora teorizzai l’astensionismo come “segnale” da mandare a lorsignori, non come resa incondizionata e abbandono del campo. Tutti fecero finta di niente, ma intanto il consenso che aveva il Pci si è praticamente dimezzato.

Credo però che l’astensionismo sia un segnale, ma niente di più. E’ un sintomo della malattia, non la cura per i mali della politica e della società italiana. Insomma, credo che non basti.

7) Occorre riprendere a parola. “Agire” – dice il manifesto. Ma come?

Intanto, la prima cosa da fare è farsi capire. Io, da cronista, ho avuto difficoltà a presentare sul giornale questo convegno e quello di ottobre. Ho avuto difficoltà nel trovare un termine che identificasse questo movimento. Sinistra astensionista è riduttivo, antagonista pure, forse anche sinistra non è preciso…

Serve dunque un termine “identificativo” (non identitario), che possa far capire subito agli interlocutori cos’è e cosa si propone questo movimento. L’idea di partire dalla tutela e rilancio della Costituzione mi pare una buona base. Ma serve anche un “nome” o un “aggettivo” che renda il quadro chiaro e comprensibile.

Servirà anche fare un po’ di battage. Una offensiva mediatica. Cosa non semplice vista l’indifferenza dei media registrata fino ad ora. E chiaro che un movimento che si chiama “fuori da recinto” è di per sé e per definizione a ”a rischio isolamento”.

Le caste si difendono facendo il vuoto intorno. O sei dentro o non sei nessuno.

“Io so’ io e voi non siete un cazzo”, come diceva il Marchese del Grillo.

E allora?

Allora lo schema si rompe dai territori, con le iniziative a macchia di leopardo.

I grandi media fanno finta di niente? Bene ci sono decine, centinaia di giornali come primapagina che nei loro territori hanno tre, quattro e anche quindici volte i lettori abituali del Corriere, di Repubblica, de La Stampa, magari 50 volte i lettori de l’Unità o del Manifesto. Ci sono i siti web, le radio e le tv locali. Ci sono i canali satellitari… E poi ci sono i convegni, le assemblee pubbliche, le manifestazioni con i comitati…

Cominciate/cominciamo a far circolare il nome e le idee che ci stanno dietro, con interviste, articoli, commenti … cercando di stare il più possibile sui temi che la gente sente di più, ma anche sulle questioni internazionali come successo per Gaza…

Facciamolo e vediamo l’effetto che fa.

Marco Lorenzoni
Direttore primapagina – Chiusi (SI) 3484005401 – primapaginachiusi@tin.it

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