Associazione per una Rivoluzione Democratica
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

astratto e concreto

3 partecipanti

Andare in basso

astratto e concreto Empty astratto e concreto

Messaggio  stefanoisola Mar 19 Mag 2009, 16:56

Cari amici e viandanti,

mi unisco anch'io con forza alla esortazione di Giulio e Silvana perché Aldo
receda dalla sua autosospensione e spero anch'io che il viaggio andino gli dia nuova
carica.

Stimolato dal post di Silvana,
provo a dire qualcosa
sulla concretezza, ovvero sulla possibilità di
giungere prima o poi a tradurre letture e riflessioni condivise in una prospettiva politica.

Vado per punti, su cui invito gli interessati a pronunciarsi.

1) Personalmente sono convinto
che l'elaborazione di una prospettiva politica debba muovere dall'individuazione
degli "ostacoli tattici", cioè di quegli ostacoli di ordine soprattutto mentale che se non vengono capiti e superati impediscono persino d'immaginare un mondo più libero e più giusto.
Con un linguaggio più evocativo tali ostacoli si possono chiamare "cause dell'oppressione sociale", ovvero, non tanto le modalità con cui l'oppressione di realizza concretamente,
quanto ciò che la rende possibile senza che le persone si ribellino immediatamente.

2) Nella bozza che ho proposto ho cercato di individuare almeno una di tali cause
nel particolare tipo di sviluppo che la tecnoscienza ha avuto nella nostra società.
In particolare nel modo in cui tale sviluppo riduce ogni discorso sull'essere umano a problemi di natura tecnica, cioè affrontabili entro il quadro delle possibili soluzioni che la tecnica in quel dato momento storico può offrire. E questo vale anche
per le disfunzioni e le crisi che lo stesso sistema tecnico genera continuamente, alle quali
si risponde sempre e soltanto con ulteriori sviluppi tecnici, e così via.
Mi pare sia proprio questo uno dei meccanismi principali che ha consentito da una parte di espellere progressivamente il "fattore umano" dalla produzione e dall'altra di estendere la logica del profitto ad ogni aspetto, anche il più privato, della vita umana, interponendo un apparato di mediazione/controllo tra ciascun individuo e l'insieme della società, con l'effetto di annichilire l'autonomia dei soggetti e la loro capacità di pensare criticamente e dunque di reagire alla follia e all'irrazionalità crescente del mondo in cui viviamo.

3) Se siamo d'accordo sui due punti precedenti, mi pare che il compito che abbiamo
davanti sia quello di determinare in che modo in ogni situazione particolare sia possibile agire per scardinare questa gabbia paralizzante e ridare fiato al pensiero critico e alle istanze di autonomia, di libertà e di giustizia.
A titolo di esempio e per riprendere un discorso appena abbozzato a proposito del documento "Una scienza responsabile per un cibo sostenibile" fatto girare sulla lista qualche tempo fa da Aldo, poniamoci la seguente domanda:

Perché dobbiamo opporci alla proliferazione degli Ogm ?

Se la prospettiva delineata sopra è corretta, dobbiamo opporci agli Ogm
non certo perché "l’agricoltura transgenica non conviene" (come afferma l'ambientalismo eco-capitalista egemone, vedi Legambiente ecc), e neppure perché "gli Ogm fanno male" (come afferma un certa vulgata irrazionalistica: ancora poco o nulla si sa sul loro eventuale impatto sulla salute), e forse neppure per "valorizzare la diversità dei prodotti locali nel rispetto del territorio" (come vorrebbe un "modello di sviluppo sostenibile e competitivo" per l'Unione Europea). Tutte queste "ragioni" non sono infatti vere ragioni ma semplicemente risposte tecniche interne ad un sistema entro il quale vi sono solo alcune risposte possibili (ad esempio quella a favore che sostiene che "gli Ogm possono aiutare a sfamare il mondo") e che comunque potranno essere scambiate con altre (come l'ultima citata) in maniera più o meno indolore se qualche "esperto" di turno se ne farà garante.

Al contrario dobbiamo risolutamente opporci agli Ogm, così come a molte altre procedure di manipolazione in atto, perché innescano un processo
molto avanzato ed in gran parte irreversibile di spossessamento
delle comunità umane del controllo sulle condizioni di riproduzione della loro vita, ovvero della loro autonomia materiale, e ciò determina condizioni di sempre maggiore dipendenza della vita umana da un apparato tecno-economico sempre più pervasivo ed oppressivo.


Beh, si potrebbe dire, ma in fondo che differenza fa per quale ragione ci si oppone,
l'importante è opporsi !

Certo, ma se siamo d'accordo con i due punti precedenti, nessun problema sociale può essere risolto solo "tecnicamente" senza prima o poi provocarne altri, cioè senza provocare in un modo o nell'altro una diminuzione di autonomia e di libertà.
In altre parole, per quanto detto sopra, ogni problema sociale non ha
alcuna possibilità di essere davvero "risolto" senza il ricorso alla libera discussione tra gli esseri umani sulla natura dei loro bisogni e dei mezzi per soddisfarli collettivamente.

4) Tutto questo è un gigantesco problema POLITICO che non ha nulla a che fare con la "natura della scienza" come forma di cultura umana che intrinsecamente prevaricherebbe le altre forme di cultura (un importante esempio in cui una scienza estremamente avanzata e raffinata, per molti aspetti paragonabile alla nostra del sette-ottocento, conviveva perfettamente con le altre forme della cultura umana, contribuendo
insieme ad esse a formare lo spirito di una civiltà, è fornito dalla società ellenistica alessandrina).

Ciò che ci domina e ci sorveglia non è la scienza, la quale poveretta versa oggi in pessime condizioni, ma è una gigantesca macchina tecno-economica che per raggiungere la sua potenza attuale ha usato la scienza piegandola alla sua dinamica (contribuendo così alla sua effettiva esautorazione come fonte di creazione sociale); una macchina che è sempre più capace di regolare non solo tutte le condizioni materiali della nostra vita (spossessando l'esperienza di ogni sapere empirico e pratico; avvilendo il corpo con obesità, malattie cardio-vascolari, tumori; creando un ambiente patogeno permanente, ecc) ma anche di controllare la nostra ragione (corrompendo sistematicamente l'autonomia delle idee e delle sperimentazioni a vantaggio della dinamica economica).

Secondo me, senza compiere quel passaggio rivoluzionario che consiste nel rovesciare la prospettiva e guardare nuovamente all'uomo come possibile artefice del proprio destino
attraverso il pensiero critico e il dialogo razionale con gli altri uomini,
sarà perfettamente inutile, e in certi casi persino fuorviante e dannoso, invocare culture e modelli di pensiero alternativi: sarebbe come voler mascherare con salse di diverso
colore e sapore una pietanza avvelenata ...

Per concludere, forse sono ormai completamente rincoglionito ma a me pareva che buona parte delle discussioni tra di noi si muovesse non
verso teorizzazioni all'infinito o accademismi particolari ma proprio nella direzione
delineata sopra, o almeno tentasse di farlo.

Al contrario, personalmente vedo nelle proposte di modelli culturali preconfezionati e onnicomprensivi proprio quel tipo di astrattismo incapace di vedere gli ostacoli tattici di cui sopra e dunque incapace di avvicinarci alla lucidità e alla concretezza necessaria per la formulazione di una proposta politica.

Detto questo, ribadisco ancora una volta la mia assoluta estraneità all'imposizione (a chi poi?) di "ortodossie", "chiese laiche", "censure" e cose di questo tipo e spero con viva sincerità che incontrandoci fuori da questa camera cieca possiamo ritrovare lo stimolo
di andare avanti costruttivamente:
Lucca a fine giugno ?

Un caro saluto a tutti,

Stefano

stefanoisola

Messaggi : 44
Data di iscrizione : 04.03.09

Torna in alto Andare in basso

astratto e concreto Empty Re: astratto e concreto

Messaggio  Silvana Mer 17 Giu 2009, 01:52

Caro Stefano e cari tutti, ancora una volta mi scuso se rispondo con tanto ritardo a quanto da subito avevo letto, mi rendo conto di avere tempi lunghi e molte esitazioni a scrivere, temendo sempre di dar luogo a fraintendimenti. Vedo però che il silenzio è generale, quindi mi sblocco. Non si può, credo, non essere d'accordo con quanto hai scritto, e l'esempio degli ogm è limpidissimo. La mia richiesta di concretezza voleva andare a un passo successivo, cioè cercare dei temi - le domande semplci di cui tu parlavi all'iizio - dove si possa portare avanti, oltre a questa critica, una proposta concreta di pratica alternativa al sistema che permetta una vera riapropriazione di autonomia, praticabile da subito. Penso in particolare, essendo medico, all'ossessione diagnostica e prediagnostica di cui sono vittime i miei pazienti, con cui mi scontro quotidianamente, a volte con la soddisfazione di vedere riconosciuto dai pazienti il meccanismo perverso che ci sta dietro, più spesso purtroppo, soccombendo alle loro paure mediaticamente indotte. Ma penso ciascuno di noi possa portare altri esempi. Altrimenti non vedo come possiamo passare a una proposta politica, non fermandoci a un'analisi sia pure perfettamente corretta.
Un'ultima prcisazione: quando mi riferisco ad altre culture, non penso certo a una "spalmata" o tanto meno a una "conversione", ma a un dialogo, a un ascolto da parte nostra di elementi radicalmente diversi, che proprio per questo possono essere occasione per noi di spostare il punto di vista. Penso, per esempio, al considerare la natura soggetto, anzichè oggetto, a sentircene "parte" anzichè "padroni" (Giulio ti prego, non inorridire subito...)
Sarò a Lucca, spero davvero che sia l'occasione per un incontro vis a vis dove non solo le razionalità, ma anche le emozioni e i volti si incontrino. Giulio, non riesci proprio a liberarti?
A presto silvana

Silvana

Messaggi : 6
Data di iscrizione : 05.03.09

Torna in alto Andare in basso

astratto e concreto Empty nessun orrore, anzi!

Messaggio  Giulio Bonali Mer 17 Giu 2009, 12:21

Non sono affatto inorridito, oltre ad essere contento del fatto che qualcuno (ri-) cominci ad intervenire nel forum anzichè deprecare il fatto che da tempo non vi siano nuovi interventi.
Contrariamente a te non ho dei buoni freni inibitori (almeno a questo proposito) e corro piuttosto il rischio di sparare qualche cazzata di troppo che quello di allungare i tempi della riflessione comune (ma penso di parlare con persone serie e intellettualmente vivaci che non credo inorridiscano a loro volta di fronte a certe provocazioni talora magari avventate da parte mia).

Credo che l’ uomo sia oggettivamente parte integrante anche se soggettivamente “molto speciale” della natura e che questa (o meglio la sua parte “extaumana” o non umana) da un lato possa essere considerata soggetto di azioni ed effetti sugli uomini, dall’ altro lato oggetto di conoscenza e di azione (ovviamente tutt’ altro che onnipotente e dalle conseguenze calcolabili solo in parte e spesso con qualche insuperabile margine di incertezza, di cui razionalisticamente va tenuto conto) da parte degli uomini.
Circa il fatto di essere parte e non padroni della natura, non so se ho già citato qui nel forum (lo faccio di continuo nelle più disparate occasioni) questo passo dello splendido scritto del mio carissimo Friederich (Engels; poiché quell’ altro tanto incensato suo omonimo e connazionale mi è invece odiosissimo) sul Ruolo avuto dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia (scritto in pieno ottocento dominato dall’ ottimismo sfrenato e dalla “mania di strapotere sulla natura” proprie del positivismo!):

“Insomma, l'animale si limita a usufruire della natura esterna, e apporta ad essa modificazioni solo con la sua presenza; l'uomo la rende utilizzabile per i suoi scopi modificandola: la domina. Questa è l'ultima, essenziale differenza tra l'uomo e gli altri animali, ed è ancora una volta il lavoro che opera questa differenza.

Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria. Ogni vittoria ha infatti, in prima istanza, le conseguenze sulle quali avevamo fatto assegnamento; ma in seconda e terza istanza ha effetti del tutto diversi, impreveduti, che troppo spesso annullano a loro volta le prime conseguenze. Le popolazioni che sradicavano i boschi in Mesopotamia, in Grecia, nell'Asia Minore e in altre regioni per procurarsi terreno coltivabile, non pensavano che così facendo creavano le condizioni per l'attuale desolazione di quelle regioni, in quanto sottraevano ad esse, estirpando i boschi, i centri di raccolta e i depositi dell'umidità.

Gli italiani della regione alpina, nel consumare sul versante sud gli abeti così gelosamente protetti al versante nord non presentivano affatto che, così facendo, scavavano la fossa all'industria pastorizia sul loro territorio; e ancor meno immaginavano di sottrarre, in questo modo, alle loro sorgenti alpine per la maggior parte dell'anno quell'acqua che tanto più impetuosamente quindi si sarebbe precipitata in torrenti al piano durante l'epoca delle piogge. Coloro che diffusero in Europa la coltivazione della patata, non sapevano di diffondere la scrofola assieme al bulbo farinoso.

Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo più appropriato”.


Mi hanno inoltre fatto molto piacere le tue considerazioni di medico di base sul consumismo sanitario con il quale –in particolare il consumismo diagnostico- mi trovo quotidianamente a scontrarmi come medico radiologo: si può dire che la maggior parte del mio lavoro sia purtroppo dedicata o a svolgere esami di natura puramente “medico legale” per la ignobile cupidigia di risarcimenti quasi sempre ingiustificati e truffaldini, oppure esami del tutto inutili o perché la diagnosi è già chiara dalla clinica o perché privi di qualsiasi motivazione reale (a cominciare dai tantissimi casi di banali contusioni o abrasioni da traumi ridicoli per i quali vengono chiesti esami radiologi “per escludere” -sic!- impossibili fratture ossee dal Pronto Soccorso rallentando colpevolmente lo svolgimento di esami davvero urgenti in pazienti che ne hanno reale bisogno, oltre che costituendo un enorme spreco di risorse economiche pubbliche; per non parlare dei pazienti con epatite cronica ai quali viene chiesta l’ ecografia, oltre che dell’ addome superiore, “da che ci siamo” -sic!- anche di quello inferiore, o viceversa nel caso dei prostatici, così allungando le liste d’ attesa a discapito di chi ha davvero bisogno di esami effettivamente necessari).

Purtroppo in questi mesi di ferie, con il personale in servizio ridotto al minimo indispensabile, i miei turni di guardia non sono “spostabili”.
Conto di poter essere presente ad altri incontri in futuro.

Cordiali saluti a tutti.

Giulio

Giulio Bonali

Messaggi : 25
Data di iscrizione : 08.03.09

Torna in alto Andare in basso

astratto e concreto Empty Re: astratto e concreto

Messaggio  stefanoisola Mer 17 Giu 2009, 20:35

cari amici,

sono contento che Silvana e Giulio abbiano ripreso il filo del discorso e anche del modo in cui l'hanno fatto.
Personalmente penso che la considerazione della natura come soggetto sia qualcosa da prendere molto sul serio e che vada di pari passo con la questione di che cosa sia la natura umana.
Su questo mi pare scontato che non abbia senso porre "pregiudiziali" su quale cultura possa o non possa dirci qualcosa a riguardo. Il problema è semmai quello di orientare il pensiero in modo tale da allontanarci sempre di più dalla servitù materiale e culturale ed avvicinarci sempre di più all'autonomia e alla libertà individuale e collettiva, e non il contrario. In altre parole il problema è quello di pensare in modo da elaborare una concreta prospettiva politica.

In senso generale, la formula di Bacone secondo cui "l'uomo comanda alla natura obbedendole" riassume secondo me mirabilmente il senso del lavoro libero, cioè di quell'attività materiale che partendo da un atto di sottomissione cosciente alla necessità rende appunto l'uomo libero e cosciente di poter condividere con gli altri suoi simili la stessa ragione.

In questo senso ad esempio andrebbe secondo me intesa la tecnica in una società non oppressiva:
misurandone il valore non in funzione del rendimento, ma soltanto ed unicamente in funzione dei rapporti di determinazione cosciente che riesce a stabilire tra pensiero ed azione, in altre parole in funzione del grado di consapevolezza che riesce a stabilire nell'individuo che la mette in atto riguardo ai fini dell'azione stessa.
Mi permetto a questo proposito di segnalare il piccolo saggio "Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale" che Simone Weil scrisse nel 1934 a venticinque anni (ed. Adelphi, 10 euro), secondo me di portata tanto straordinaria quanto misconosciuta.

Infine, mi pare che alla luce di quanto detto le osservazioni di Silvana e di Giulio riguardo all'ossessione diagnostica ed al consumismo sanitario in generale possano essere un punto di partenza molto interessante e concreto per le nostre riflessioni.

È davvero un peccato che Giulio non possa essere presente a Lucca, ma i turni sono anche quelli una cosa molto seria!

Un caro saluto a tutti,

Stefano


Ultima modifica di stefanoisola il Mar 23 Giu 2009, 00:12 - modificato 1 volta.

stefanoisola

Messaggi : 44
Data di iscrizione : 04.03.09

Torna in alto Andare in basso

astratto e concreto Empty Re: astratto e concreto

Messaggio  Silvana Lun 22 Giu 2009, 02:24

ciao a tutti, riapro stasera e con gioia vi leggo! peccato, davvero peccato che il turno di Giulio non sia scambiabile, sarebbe stato davvero bello vederci tutti insieme. io tra l'altro sto a milano quindi lontana da tutti voi e maledettamente isolata nel profondo nord, accerchiato dai padani, per cui mi riesce difficile immaginare altre occasioni di incontro. comunque. sono contenta che condividiate la medicalizzazione ossessiva come tema (certo non l'unico) su cui metterci alla prova, e allora già che ci sono butto là una riflessione. io personalmente mi sono rifiutata di fare la mammografia di screening (ho 59 anni e doppia familiarità, ammesso che conti qualcosa) il giorno che mi sono improvvisamente trovata a pensare che questa pratica di diagnosi precoce è costitutivamente discriminante, in quanto impossibile da estendere a tutte le donne del pianeta tra 50 e 70 anni. Giulio, tu che fai il radiologo, saresti in grado di predire anche a spanne quanto una simile pratica, ancorchè improponibile oggi, determinerebbe come ricaduta sul fondo radioattivo globale, e quali conseguenze ne potrebbero derivare sulla salute delle generazioni presenti e future? secondo me una riflessione in tal senso non sarebbe priva di senso, alcune mie pazienti hanno recepito il messaggio, e almeno evitano di cominciare a farla a 40 anni o anche prima come i ginecologi sistematicamente consigliano! Altra importante riflessione andrebbe fatta a mio avviso sulla crescente medicalizzazione della gravidanza. a questo proposito c'è un bellissimo intervento nella relazione del libretto lucchese "politica senza potere", penso lo conosciate.
Grazie a Giulio per il pezzo di Engels, attualissimo. E a Stefano per la segnalazione di Simone Weil, comprerò e spero leggerò anche se si accumulano i libri da leggere...
un carissimo saluto a tutti silvana

Silvana

Messaggi : 6
Data di iscrizione : 05.03.09

Torna in alto Andare in basso

astratto e concreto Empty Re: astratto e concreto

Messaggio  Giulio Bonali Lun 22 Giu 2009, 23:49

Ringrazio Silvana per le belle parole nei confronti miei e degli altri viandanti e rispondo.

Credo che esistano ben pochi screening di cui sia dimostrata l' utilità ai fini di una terapia precoce e possibilmente efficace (spesso spacciata falsamente per prevenzione dai "grandi della medicina").
Essenzialmente sono d' accordo con il Pap-test per il carcinoma della cervice uterina e con la mammografia (l' età alla quale é consigliato cominciare a sottoporvisi é discussa -da 40 a 50 anni- così come la frequenza dei controlli in caso di reperti nettamente negativi).
Per quel che riguarda l' esposizione alle radiazioni essa é fortemente limitata alle mammelle (che hanno una discreta sensibiltà ma le probabilità di favorire l' insorgenza di neoplasie sono ampiamente surclassate dai benefici derivanti dalle diagnosi precoci che si ottengono), mentre le altre parti del corpo sono protette in maniera pressocché perfetta (per quanto umanamente possibile), contrariamente a molti altri tipi di esami radiologici, come quelli del torace (radiologico convenzionale o, peggio, TC) o dell' intesino per esempio.

Una sorta di "obiezione di coscienza" allo screening mammografico per le considerazioni di Silvana (discriminazione di fatto delle numerose donne che nel mondo non possono accedervi) mi sembra un altro discorso (e credo che se condotto conseguentemente fino in fondo imporrebbe il rifiuto di gran parte delle cure mediche di cui ci gioviamo in occidente).

Personalmente sono molto scettico sull' utilità dello screening dei tumori del colon con la ricerca del sangue occulto nelle feci ed eventuale colonscopia, che la regione Emilia e Romagna offre a tutti gli ultracinquantenni (senza dubbio eviterei come alternativa alla colonscopia sia il clisma a doppio contrasto che la colonscopia virtuale (mediante TC), quest' utima molto "pompata" da certi radiologi, sia per i loro limiti diagnostici sia per l' esposizione a radiazioni ionizzanti).
Quello per il carcinoma prostatico con PSA, esplorazione rettale ed ecografia transrettale e (quasi necessariamente) biopsia (multipla: da 12 a 24 prelievi!) é molto discusso e personalmente lo eviterò certamente soprattutto per il noto paradosso per cui pochissimi carcinomi della prostata sono fortemente aggresivi e portano a morte rapida mentre tantissimi insorgono in età avanzata e sono così lenti che si muore prima per altre cause, magari dopo aver subiti pesanti terapie chirurgiche, ormonali o antiblastiche.
Quello del tumore polmonare con TC (la radiologia convenzionale é senza dubbio perfettamente inutile e dannosa), pompatissimo da molti radiologi, soprattutto americani, é in discussione; ma esistono osservazioni molto convincenti che fanno propendere (almeno me personalmete) per una sua inutilità ed anzi dannosità.

I numerosissimi esami radiologici del torace di fumatori o ecografici dell' addome per la pretesa diagnosi precoce di altre neoplasie che quotidianamente mi tocca di fare sono come minimo perfettamente inutili se non dannosi: ci sono ancora moltissimi che credono in quella vecchia, superatissima illusione degli anni '60 che fu chiamata "chek up" (non per niente una delle molte dannose trasmissioni televisive nelle quali vari professoroni si alternano a promuovere -ciascuno pro domo sua- il consumismo sanitario porta ancora questo obsoletissimo titolo.
Se si vuole combattere seriamente il cancro la via migliore é qurella di una reale prevenzione (la diagnosi precoce secondo me serve solo nei due casi citati della mammelle e della cervice uterina e forse in quello del colon).
Queste sono le mie opinioni sugli screening.

Sull' eccessiva medicalizzazione di gravidanza e parto, che per fortuna nella stragrande maggioranza dei casi sono fatti perfettamente fisiologici e non patologici, sono perfettamente d' accordo.
Un cordiale saluto atutti.

Giulio

Giulio Bonali

Messaggi : 25
Data di iscrizione : 08.03.09

Torna in alto Andare in basso

astratto e concreto Empty Re: astratto e concreto

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto


 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.