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Perché non voteremo alle prossime elezioni - 10/04/2008

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Messaggio  Admin Mar 24 Feb 2009, 18:22

Legittima Difesa - Movimento umbro di liberazione

Il 13 e il 14 Aprile, noi di Legittima Difesa non andremo a votare. Chi ci conosce sa che non siamo astensionisti per principio. Questa volta, però, quella di non votare (quale che sia la forma, astensione, annullamento della scheda, ecc) riteniamo sia la scelta più consapevole e politicamente più corretta. Un aumento consistente dell’astensione sarebbe il segnale finalmente di una rottura dei cittadini elettori con l’attuale vergognoso “teatrino della politica”, con la casta politica indecorosa che ci ha governato in questi anni e che ora, spudoratamente, ci chiede il voto per governarci ancora nei prossimi decenni. Il non voto rappresenterebbe, inoltre, il segnale che strati consistenti del popolo italiano, contrariamente a quanto ritengono i nostri politicanti sia di destra che di sinistra non sono ancora inebetiti, addomesticati, assuefatti all’idea che nulla possa essere cambiato. Sarebbe, insomma, un chiaro segno dell’inversione di tendenza su cui porre le premesse per costruire in futuro una vera opposizione politica. E che in Italia ci sia bisogno di un’opposizione non elitaria e autoreferenziale ma larga e di massa è un fatto del tutto evidente. Anzi è la sola condizione per cercare di uscire fuori dal vicolo cieco in cui ci ha cacciati la falsa alternanza del bipolarismo (oggi bipartitismo) ma innanzitutto la scellerata politica di una finta sinistra che, specie nell’ultima esperienza del governo Prodi è stata così ferocemente antipopolare, così smaccatamente filo-padronale da rendersi ostile la stragrande maggioranza delle classi popolari, dei lavoratori, dei ceti meno abbienti che in larga parte, come indicano i sondaggi, voteranno per Berlusconi. Insomma, un autentico massacro politico, oltre che sociale quello compiuto in meno di due anni dall’ex boiardo di Stato bolognese (speriamo non ricompaia mai più sulla scena politica) che ha dato un colpo, forse mortale, a quello che restava della credibilità a sinistra e le cui conseguenze renderanno difficilissimo il compito della ripresa dell’opposizione e dell’iniziativa di lotta.

Per quel che ci riguarda, qui in Umbria invitiamo tutti (non solo i nostri iscritti, simpatizzanti e contatti) a disertare le urne nelle imminenti consultazioni elettorali. D’altronde per chi dovremmo votare nella nostra regione? Per un ceto politico (sinistra radicale compresa, da sempre connivente e corresponsabile) che è insensibile ai problemi della povera gente, dei lavoratori, dei giovani precari, dei disoccupati, degli anziani, dei malati? Per i politicanti locali preoccupati solo di mantenere i propri privilegi ed il potere? Non lasciamoci ingannare dai programmi (peraltro tutti antipopolari, invariabilmente incentrati sul mantenimento dell’attuale sistema di privilegi per pochi a scapito della maggioranza della popolazione) e dalle lusinghe di questi mestieranti della politica. Nonostante le promesse che fanno oggi in campagna elettorale, sono in realtà gli arrivisti di sempre. Sono gli stessi che hanno boicottato il referendum sugli stipendi dei consiglieri regionali umbri per continuare ad avere i ricchi compensi come i loro colleghi parlamentari che oggi guadagnano l’astronomica cifra di circa 40 milioni delle vecchie lire il mese. I sinistri personaggi coinvolti nei ripetuti scandali delle lobby affaristiche locali, della cementificazione selvaggia del nostro bel territorio, delle opere inutili e costose (minimetrò, mercato coperto, E45) gradite solo a chi ci realizza sopra colossali guadagni. Gli stessi intriganti della politica che poi aumentano le tasse locali e “taglieggiano” i cittadini con micidiali strumenti (multe, T-red) per coprire i “buchi di bilancio” e far quadrare così i conti del loro malgoverno.


Bisogna disertare (ci auguriamo) in massa queste elezioni per un altro e ben più importante motivo. Esse serviranno per avallare plebiscitariamente l’accordo che già esiste fra i due maggiori partiti: il PD di Veltroni e il PDL di Berlusconi (indipendentemente da chi vincerà le elezioni) di cambiare radicalmente la carta costituzionale, oltre che la legge elettorale. La stabilità governativa che i potentati economici, le oligarchie finanziarie, le classi dominanti reclamano a gran voce dovrà, in futuro, essere assicurata. Quello che non è stato possibile fare in quindici anni di bipolarismo, dovrà realizzarsi necessariamente con l’attuale bipartitismo, a costo di fare a pezzi la Costituzione e passare dall’attuale democrazia parlamentare (in cui almeno sulla carta il potere spetta al popolo) ad un regime presidenzialista autoritario in cui tutto il potere è concentrato nelle mani dell’esecutivo, a sua volta ostaggio del Presidente di turno. Insomma una sorta di monarchia, una vera e propria dittatura mascherata.

Affinché questa dittatura appaia mascherata nella forma, c’è bisogno prima di un passaggio democratico, ovvero di una investitura formale che solo “democratiche” elezioni possono assicurare. Ecco perché diciamo che queste elezioni sono truccate. La gente, ignara, pensa di votare per un Parlamento (dove in qualche maniera sono riportate le istanze dal basso) in realtà, si ritroverà in un futuro non molto distante con un Presidente nelle cui mani sarà concentrato quasi tutto il potere, con buona pace del Parlamento e dei suoi rappresentanti eletti dal popolo. Fa rabbia che queste cose i futuri parlamentari non le dicono ai cittadini nei loro incontri e comizi elettorali. Anzi si guardano bene dal farlo, nel timore di un aumento dell’astensionsionismo. Per loro l’importante è arrivare alla poltrona di Montecitorio o di palazzo Madama e lì fare anche la maggioranza silenziosa o, mutatis mutandi, la canéa litigiosa e indecente come sovente capita di vedere. Quello che conta è, infatti, portare a casa il lauto stipendio di fine mese. Di fronte a ciò, tutto il resto è relativo, anche la dignità, la coerenza, gli impegni presi con gli elettori. Un’astensione di massa, anche per questo, rappresenterebbe un segnale indicativo di rifiuto di questo ceto politico corrotto e degenerato e d’opposizione contro il disegno autoritario e antidemocratico che le oligarchie dominanti si preparano a mettere in atto. Di fronte ad una consistente astensione, il futuro esecutivo (Berlusconi o Veltroni la sostanza non cambia, dal momento che ognuno dei due sta già preparando il passaggio dallo stato di diritto a quello di polizia) sarebbe poco legittimato ad intraprendere risolutamente una politica smaccatamente antipopolare, guerrafondaia, filoamericana, securitaria e razzista, come avverrà invece nella malaugurata ipotesi che entrambi gli schieramenti ottengano un autentico plebiscito. Se questo è vero com’è vero, allora è necessario e sarebbe più efficace una delegittimazione di massa, ora e subito non votando o annullando la scheda, che affidarsi ad una futura ipotetica opposizione votando, come alcuni sostengono, la sinistra arcobaleno o quella più radicale del PCL di Ferrando o Sinistra Critica. Nel primo caso è del tutto evidente che la sinistra ex rifondarola, ex verdi, ex DS ormai cerca solo un posto al sole nel teatrino della politica, con Bertinotti che è del tutto dentro l’accordo Veltroni-Berlusconi. Nell’altro caso, il PCL e SC non hanno alcuna possibilità di successo tale da avere la forza per contrastare il disegno veltrusconiano. Al contrario, con la loro presenza danno, loro malgrado, legittimità alla truffa elettorale e all’imbroglio che si prepara.

Siamo certi che agli umbri non sfuggirà l’importanza della posta in gioco in questa tornata politica e la necessità di opporsi (anche con la sola arma del boicottaggio di queste elezioni) al disegno presidenzialista del duo Veltroni-Berlusconi. I cittadini umbri hanno una lunga tradizione antifascista e sapranno cogliere appieno il grave pericolo di una deriva autoritaria che incombe sul Paese. Essi inoltre hanno la memoria lunga e ricordano certamente le vicende riguardanti il nuovo Statuto regionale umbro (come Legittima Difesa, conducemmo allora una dura battaglia e fummo scippati della possibilità di indire un referendum abrogativo). Anche allora nella nostra regione, con la scusa della governabilità si cambiarono le regole del gioco e si fece un nuovo Statuto regionale del tutto antidemocratico e presidenzialista. Il risultato di quella scellerata scelta è oggi sotto gli occhi di tutti. Ogni leva del potere concentrata nelle mani dell’esecutivo, in particolare in quelle della Presidente della Giunta, divenuta una sorta di nuova zarina che fa e disfa a suo piacimento, o meglio a quello delle lobby affaristiche e dei potentati economici che sono i veri burattinai della politica umbra. Il Consiglio regionale, eletto democraticamente, ridotto alla stregua di un orpello formale senza alcun potere, se non quello di ratificare le decisioni prese dall’esecutivo, in altre parole dalla Regina. L’assemblea per antonomasia che, in una vera democrazia, sarebbe dovuta essere la sede di rappresentanza delle istanze dei cittadini, del democratico confronto, in realtà ridotta ad un “bivacco di manipoli” di mussoliniana memoria.

Se ai politicanti umbri, come a quelli che intendono sedersi nel nuovo Parlamento andrebbe bene anche un regime presidenzialista (l’importante è conquistare e/o mantenere la poltrona), i lavoratori onesti, i cittadini non collusi con il potere, i giovani non garantiti, i sinceri democratici hanno tutto da perdere da un sistema in cui i governi sono trasformati in docili comitati d’affari alle dipendenze delle oligarchie dominanti (l’Umbria n’è il classico esempio). Ciò rafforzerebbe ancor più i meccanismi d’esclusione a tutti i livelli della maggioranza della popolazione a vantaggio di pochi. Aumenterebbe il controllo e la repressione verso chi lotta e si oppone alle colossali ingiustizie che questo sistema genera (in primis le guerre d’aggressione verso gli altri popoli e nazioni) e che un’eventuale “Terza Repubblica” domani genererebbe ancor più.

Al contrario, se come ci auguriamo questa campagna per “un non voto utile” avrà successo, avremo poste le basi per il rilancio della lotta contro la svolta autoritaria subdolamente in atto da anni nel nostro Paese e a cui la casta politica dominante vuole ora imprimere l’accelerazione finale.

PG 6.4.2008
Legittima Difesa Umbra

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