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DISCUTENDO DI CHIANCIANO (terza parte)- 16/10/2008

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Messaggio  Admin Mer 25 Feb 2009, 13:44

Andrea Martocchia 23 settembre 2008.

Ciao Marino,

scusami se mi sono presto tanto tempo per risponderti, ma le questioni che poni sono enormi e meritano quantomeno una risposta articolata. Il documento che mi hai girato mi pare sostanzialmente la riproposizione del vostro precedente "Prima che sia troppo tardi", che avevo stampato e letto, prendendo alcuni appunti. Adesso li ho ritrovati e ti dico brevemente quali sono i problemi che vedo io.

Ci sono alcune impostazioni di fondo che non condivido. Si potrebbe ripartire dal discorso della "fine della sinistra", che voi identificate nel binomio "sviluppo ed emancipazione", binomio che a vostro avviso è diventato contraddittorio. Innanzitutto devo ribadire per la ennesima volta che tra i termini sviluppo e crescita si fa a mio avviso una confusione deleteria; si possono avere fasi o modelli di "sviluppo" che non implicano "crescita", e sicuramente questo è quello che sia tu che io auspichiamo per la nostra realtà. Ma non si possono avere fasi "senza sviluppo". Lo sviluppo è intrinseco alle cose. La realtà esiste in quanto si sviluppa. Detto più brutalmente: la mia concezione della realtà è dialettica, credo che tale concezione sia la concezione più corretta di cui disponiamo, e in tale concezione la realtà non può fare altro che svilupparsi perchè ogni contraddizione ha come esito una sintesi, e tale processo (banalmente hegeliano) non lo arresta nessuno, tantomeno volontaristicamente. Questa concezione -che nella sua forma più precisa e compiuta è quella del materialismo storico e dialettico- per me è peraltro tuttora spartiacque tra "sinistra" (credere nello sviluppo e nella sua necessità) e "destra" (credere in valori "tradizionali" e nella possibilità di riproporli tali e quali anche "contro la Storia").

Quindi, cominciamo a sostituire il termine che voi usate "sviluppo" con il più preciso "crescita". Si può certo frenare la "crescita", ma questo è necessario, eventualmente, per società sovrabbondanti di merci come la nostra, società dove il sistema di produzione capitalistico con la sua naturale tendenza alla crescita esponenziale del profitto, obbligando anche alla crescita esponenziale (ben oltre la necessità) della produzione e del consumo, ha "passato il segno" compromettendo ambiente e socialità. Ma non si può chiedere agli africani di interrompere la crescita (tantomeno lo "sviluppo", cioè la trasformazione) delle loro economie. Cioè, per tante società "sviluppo ed emancipazione" vanno tuttora d'accordo. Siamo d'accordo su questo? Se siamo d'accordo, non possiamo parlare in generale di "fine della sinistra", perchè pecchiamo quantomeno di eurocentrismo.

Io queste cose le ho scritte oramai decine di volte, e francamente sono talmente convinto della loro giustezza che non vedo una base comune di lavoro politico con chi non le condivide. In particolare non sono d'accordo sul fatto che "una forza politica che intenda opporsi all'attuale sistema socioeconomico dovrebbe quindi assumere la critica allo sviluppo come asse fondamentale della propria azione".

Più avanti nel vostro documento riproponete valori, "principi alternativi" (emancipazione, giustizia, solidarietà) di cui però non è più chiara la "ragione fondativa". Per me questi valori non sono astratti, ma sono i nomi con cui noi chiamiamo l'estensione del ben- essere, del ben-vivere a fasce sempre più vaste della popolazione. Anche quest'altra è una ovvia discriminante tra "sinistra" (tendenza alla inclusione di masse sempre più vaste) e "destra" (conservazione dei privilegi, delle differenziazioni sociali). Il processo storico ("sviluppo") che conduce alla acquisizione di diritti da parte di settori di popolazione sempre più vasti è per me un processo tutt'altro che concluso, perciò io "sono di sinistra" e penso che si debba lottare per politiche "di sinistra". Ma non perchè trovo scritti valori e principi sulla Bibbia o sulla Costituzione: certo, apprezzo la Bibbia e la Costituzione laddove esse hanno messo nero su bianco tali obiettivi da conseguire, ma lotterei per quegli obiettivi in ogni caso. Mi è dunque estranea ogni concezione "morale" o "normativa" della lotta politica.

Per finire, ti dico che sono completamente d'accordo sul fatto che la Costituzione sia una "trincea" da difendere strenuamente. Ma penso che questa - che purtroppo è una battaglia che appare di retroguardia, ma sappiamo che in questa fase tutte le battaglie che vogliamo e dobbiamo combattere sono di retroguardia - sia una fase particolare di una lotta più generale, che dura non solo per tutta la vita del singolo ma per tutta la Storia... In questo senso, oltre a dire che bisogna difendere la Costituzione io credo necessario indagare sulla natura storica della Costituzione, sulle classi sociali che l'hanno *scritta* nei fatti, sulle classi sociali, sui ceti e sulle "caste" che la stanno cancellando, sui loro interessi materiali e sulla salute delle loro economie.

Ecco, direi che c'è molto su cui ragionare.

Un saluto cordiale

Andrea

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