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Messaggio  Admin Mer 25 Feb 2009, 12:50

Ordine del giorno conclusivo presentato da Marino Badiale a nome del Comitato Promotore dell’Incontro
Il degrado della società italiana ha ormai raggiunto il livello di guardia. Le fondamentali strutture del paese, dalla scuola alle ferrovie, sembrano lentamente disgregarsi, mentre la vita di fasce sempre più larghe della popolazione è sempre più difficile e faticosa. E’ evidente che l’attuale sistema politico è responsabile di tale situazione e incapace di porvi rimedio. Tale sistema si presenta nella forma della democrazia pluripartitica, ma si tratta in sostanza di un autentico regime le cui differenziazioni interne sono superficiali e mistificanti. Il ceto politico (indifferentemente di destra, di centro e di sinistra) che gestisce questo regime è ormai, in modo evidente, una Casta il cui unico scopo è la ricerca di potere, denaro e privilegi. Chiunque voglia, oggi in Italia, perseguire seriamente l’interesse collettivo, deve porsi fuori e contro l’intera Casta politica, fuori e contro destra, sinistra e centro.

Questo è naturalmente solo il passo iniziale. Dopo essere usciti dal recinto in cui fingono di contrapporsi destra e sinistra, occorre cominciare a guardare la realtà.

Nella realtà politica ed economica appare oggi in primo piano la crisi economico-finanziaria. Si tratta di una crisi seria, grave, che porterà a profondi cambiamenti nella distribuzione del potere, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale. Sta venendo meno la strutturazione economica e finanziaria del mondo degli ultimi trent’anni. E’ la fine della globalizzazione capitalistica. Non sappiamo cosa ne prenderà il posto. Sappiamo però che questa crisi avrà conseguenze gravissime in un paese già in difficoltà come l’Italia. I ceti subalterni verranno duramente colpiti, la realtà sociale verrà attraversata da gravissime tensioni, da scontri e lotte. Occorre dare a queste lotte la prospettiva dell’interesse collettivo, se vogliamo prevenire pericolose derive razziste e autoritarie.

Crediamo che si possano indicare alcuni punti cruciali per una lotta politica che intenda difendere gli interessi dei ceti subalterni di questo paese.

Il primo punto è la ripresa dei valori fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Questi valori rappresentano a nostro avviso una fondamentale linea di resistenza contro il degrado sociale cui stiamo assistendo. Se la Costituzione era, quando fu approvata, più avanzata del suo tempo, e per questo non fu mai integralmente applicata, oggi, dopo decenni di attacco neoliberista alle conquiste dei ceti popolari, essa, se presa sul serio, imporrebbe vicoli e richieste tali da sovvertire l’attuale organizzazione economica e sociale.

Il secondo punto è la critica al carattere ormai del tutto illegale del potere economico e politico. Le esigenze di profitto di un capitalismo sempre più competitivo spingono imprenditori e politici alla continua violazione delle leggi e a rapporti sempre più stretti con l’economia illegale della criminalità organizzata. Se questo è vero, la richiesta del controllo di legalità nei confronti dei potenti è oggi un’arma fondamentale per combatterli.

Il terzo punto è la critica allo sviluppo inteso come aumento indefinito del PIL, della produzione e dei consumi. Questo idea dello sviluppo è il vero dogma del mondo contemporaneo. Lo sviluppo capitalistico illimitato sta portando l’umanità in un vicolo cieco di distruzione dell’ambiente e guerre per le risorse. Superare il dogma dello sviluppo e pensare ad una società nella quale il PIL inizi a decrescere, per esempio tramite un deciso aumento di servizi sociali offerti gratuitamente dallo Stato, è oggi una condizione essenziale per contrastare la direzione nella quale si muove la nostra società.

Una realtà che si muove oggettivamente nella direzione della critica allo sviluppo è quella dei tanti comitati e movimenti che combattono contro progetti invasivi del territorio e finalizzati allo sviluppo. Questi movimenti possono certo presentare molti limiti, specie nella fase iniziale. Ma la direzione nella quale la logica delle cose li obbliga a spingersi è quella della critica allo sviluppo e della decrescita, perché si tratta dell’unico contenuto ideale che dia un fondamento vero alle loro lotte. Tali lotte sono destinate a crescere, in un paese densamente abitato come l’Italia, e il blocco di ogni opera invasiva, che esse richiedono, significa il blocco dello sviluppo capitalistico. Queste lotte hanno quindi, al di là della coscienza dei singoli individui che vi partecipano, un carattere di radicale contestazione dell’attuale ordinamento economico e sociale.

Il quarto punto è quello della lotta all’impero USA e del sostegno alle resistenze dei popoli da esso aggrediti. Il progetto USA di controllo globale delle risorse, messo in atto sfruttando l’occasione propizia dell’11 settembre, rappresenta un gravissimo pericolo per l’umanità. Tale pericolo verrà ancora più accentuato dall’attuale crisi finanziaria. Di fronta agli enormi problemi che essa crea agli USA, sarà sempre più forte la tentazione di usare lo strumento militare negli scontri sempre più duri che nasceranno. Un paese come l’Italia ha uno specifico interesse a che il Mediterraneo sia un mare di pace e a stabilire pacifiche relazioni con il mondo arabo e musulmano, e per questo deve opporsi all’aggressività imperialistica degli USA.

Queste idee possono prendere corpo ed agire sulla realtà se riusciremo a far convergere su di esse persone diverse, come fiumi che portano acque diverse allo stesso lago. Per questo, in una fase iniziale nella quale voci diverse devono trovare un sentire comune, ci sembra che lo strumento più adeguato possa essere quello di un’associazione che si ponga due compiti essenziali: da una parte proseguire la discussione avviata a Chianciano per aprrofondire i tanti problemi sollevati ed elaborare un sentire comune, dall’altra impostare campagne di sensibilizzazione e di mobilitazione su temi come quelli sopra accennati.

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