Associazione per una Rivoluzione Democratica
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ANARCHISMO UGUALE COMUNISMO

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Messaggio  Roberto Fondi Mar 10 Mar 2009, 00:41

A Chianciano 2, soprattutto Leonello Zaquini e Paolo Bonacchi hanno proposto di riprendere la via anarchica indicata nell’800 da figure come Bakunin e Proudhon.
Io sono decisamente contrario a questa proposta, in quanto ritengo:
1° - CHE IL CAPITALISMO E IL MARXISMO SIANO SEMPLICEMENTE DUE FACCE DELLA STESSA MONETA: OSSIA UNA VISIONE DEL MONDO DI STAMPO ESSENZIALMENTE MECCANICISTICO ED ECONOMICISTICO-CONSUMISTA;
2° - CHE NON ESISTA ALCUNA SOSTANZIALE DIFFERENZA FRA IL PENSIERO ANARCHICO E QUELLO MARXISTA.
Soffermandosi sul secondo dei punti precedenti, questa comunicazione intende essere sia una risposta parziale al commento fatto da Leonello al mio intervento di Chianciano 2 (vedi la sezione “Documenti” del forum) sia un primo contributo a questo gruppo di lavoro.
Do atto a Leonello che gli anarchici sono stati più acuti dei marxisti nel mettere in evidenza il vero volto dei sistemi politici democratico-parlamentari. Così scriveva Bakunin, infatti, nella sua opera Stato e anarchia:

“Il suffragio universale, tramite il quale il popolo intero elegge i suoi rappresentanti e i governanti dello Stato – questa è l’ultima parola dei marxisti e della scuola democratica. Tutte queste sono menzogne che nascondono il dispotismo di una minoranza che detiene il governo, menzogne tanto più pericolose in quanto questa minoranza si presenta come espressione della cosiddetta volontà popolare. Risultato: il dominio esercitato sulla grande maggioranza del popolo da parte di una minoranza di privilegiati. Ma, dicono i marxisti, questa minoranza sarà costituita da lavoratori. Sì, certo, ma da ex lavoratori che, una volta diventati rappresentanti o governanti del popolo, cessano di essere lavoratori. E dall’alto dei vertici dello Stato cominciano a guardare con disprezzo il mondo comune dei lavoratori. Da quel punto in poi non rappresentano più il popolo, ma solo se stessi e le proprie pretese di governare il popolo. Chi mette in dubbio ciò dimostra di non conoscere per niente la natura umana.”

Sebbene Marx commentasse negativamente queste frasi accusandole di eccessivo pessimismo, il rendiconto della storia dimostra che, al contrario, ad avere torto è stato proprio il filosofo di Treviri, mentre gli “incubi sull’autorità” di Bakunin si sono rivelati profetici.
Ma veniamo al resto, cioè alla tesi di fondo di questo mio primo intervento. Ecco quanto Marx scriveva nella sua Ideologia Tedesca circa il modo con cui concepiva la società:

“… nella società comunista, dove nessuno ha un solo esclusivo campo di attività ma ciascuno può diventare esperto in ogni settore che egli desidera, la società regola la produzione generale e perciò si rende possibile fare una cosa oggi e un’altra cosa domani, cacciare al mattino, pescare nel pomeriggio, badare al bestiame alla sera, fare critica dopo pranzo, proprio come io ho in mente senza bisogno che io diventi cacciatore, pescatore, pastore o critico.”

Per Marx la società ha lo scopo di regolare la “produzione generale” lasciando l’individuo libero di “cacciare al mattino, pescare al pomeriggio, badare al bestiame alla sera, proprio come egli ha in mente di fare”. Se la società ha il compito di regolare la produzione, ciò implica che il campo d’azione di ogni individuo debba essere in qualche modo limitato e regolato. Ma apparentemente non è così. Il regolamento della produzione non sembra comprendere il regolamento delle persone; deve esserci una completa coordinazione sociale, però, al medesimo tempo, ogni individuo deve essere completamente libero da ogni costrizione e da ogni regolamento.
La prospettiva marxista nei riguardi dei problemi della libertà e dell’autorità, insomma, rimane essenzialmente quella degli anarchici. Per Marx ed Engels, come per gli anarchici, gli uomini o sono liberi o non sono liberi. Gli uomini sono liberi soltanto quando lo sono anarchicamente come nelle descrizioni contenute nel brano sopra citato. Marx ed Engels non scrissero mai sulla necessità di limitare la libertà in determinati settori per accrescerla in altri. Essi non aspiravano ad una libertà limitata, ma ad una libertà assoluta, ragion per cui l’autorità e la libertà apparivano loro come necessariamente incompatibili. Quando esiste l’autorità non può esistere la libertà. È evidente che questo dilemma conduce alla condanna dello Stato. Se gli uomini non possono mai essere liberi fino a quando non cessano di avere coercizioni e se lo Stato è uno strumento di coercizione, allora essi possono acquistare la libertà unicamente abolendo lo Stato. Per incidenza, ciò significa che QUANDO MARX ED ENGELS SI ACCAPIGLIAVANO CON GLI ANARCHICI, NON LO FACEVANO PER METTERE IN DISCUSSIONE L’IDEALE DI UNA SOCIETÀ SENZA STATO COMPOSTA ARMONICAMENTE DA LIBERI INDIVIDUI, MA SOLTANTO PER CONTROBATTERNE L’INSISTENZA NEL CREDERE CHE LO STATO POTESSE ESSERE ABOLITO DI COLPO, ANZICHE' CON IL TEMPO E IN MANIERA GRADUALE.
Per il momento mi fermo qui. Non prima, però, di riportare un esempio di ciò che Giuseppe Mazzini pensava nei confronti di quel teorico di un socialismo libertario che preconizzava l’abolizione dello Stato e per il quale “la proprietà è un furto”:

“Non credo di dovere sottomettere a esame il sistema di Proudhon; le idee, false le più, dubbie l’altre, talmente confutate da lui stesso negli scritti di data recente, non costituiscono sistema. Proudhon non è se non il Mefistofele del socialismo; potente a dissolvere, impotente a fondare. Dotato d’una capacità d’analisi singolare, logico nel dedurre le conseguenze d’una prima proposizione, egli affascina i lettori superficiali. Ma l’errore inavvertito sta sempre nella prima proposizione ch’egli affaccia audacemente a guida d’assioma. Così ei pone a base fondamentale d’ogni funzione sociale il contratto, e chi ammette trascuratamente quel preteso principio si trova ravvolto in una serie di deduzioni innegabili. Desumete invece – ed è il vero – il valor della funzione e di chi la compie dal fine prestabilito alla funzione stessa e desumete la questione da quel fine, non da un contratto arbitrario, ma dalla natura delle cose e dalla legge morale com’è rivelata via via dalla vita dell’umanità e dalla tradizione storica che ne è il ricordo; e la serie delle conseguenze logiche è totalmente diversa. Proudhon è l’incarnazione del sofisma. E i posteri, con intelletto meno pervertito, meraviglieranno un giorno dell’importanza data da taluni fra i nostri contemporanei a’ suoi scritti” (In: “I sistemi e la democrazia. Pensieri”, Italia del Popolo, Losanna 1850).

Roberto Fondi

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Messaggio  leozaquini Mar 10 Mar 2009, 02:39

Roberto,
temo che non ci siamo capiti.

Cosa mai ce ne puo' fragare di "confutare" anarchici o marxisti. . . o chi altri. E tanto meno di trovare il modo di "accomunarli" per poi "rifiutarli entrambi"?

Questo e' un lusso ed uno spreco di energie completamente inutile. Cosi' come mi pare superfluo eccepire su alcune certe tue argomentazioni sulle quali si potrebbero muovere commenti critici.

IL problema e' di TROVARE (se esiste) tra i pensieri di chi ci ha preceduto qualcosa che ci POSSA SERVIRE ADESSO.

E' il contrario di quello che fai, quello che ci serve.

Mazzini a garibaldi, . . . anarchici e marxisti. . . e poi i fascisti . . . e' gia' tutto archiviato nella spazzatura della storia.
Non e' il caso di incaponirsi a mettercelo, "accomunandoli".

Il problema e', al contrario, quello di capire se e' possibile ancora recuperare qualcosa, qualche vecchio utensile o arnese teorico, dalla spazzatura dove tutte queste cianfrusaglie si trovano gia' (Non serve fare lo sforzo di mettercele).

Non viviamo mica nel lusso!
NON ABBIAMO UN MODELLO DELLA SOCIETA' CHE FUNZIONI.

leozaquini

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Messaggio  Roberto Fondi Mar 10 Mar 2009, 13:28

Caro Leonello,
A Chianciano 1 ho detto che “non si può fondare un movimento politico-culturale solo sul contro che cosa, ma si deve indicare con chiarezza per che cosa è necessario che i cittadini si impegnino ad agire mettendosi al nostro fianco. Anche per rendere realmente effettivi gli enunciati più sacrosanti della nostra Costituzione, insomma, è assolutamente necessario delineare e proporre a tutti i connazionali un progetto di Stato o sistema politico radicalmente alternativo a quello che ci sta opprimendo e dissanguando. Questo scoglio iniziale rappresenterà sicuramente la parte più delicata e difficile del ruolo di mobilitatori che intendiamo assumerci. ATTINGENDO A PIENE MANI E CON FIDUCIA ALL’INTERO BAGAGLIO STORICO-CULTURALE DEL NOSTRO PAESE, dobbiamo dunque affrontare questo scoglio in maniera lucida e serena e superarlo nel più breve tempo possibile.”
Poiché tu ora scrivi che “IL PROBLEMA È DI TROVARE (SE ESISTE) TRA I PENSIERI DI CHI CI HA PRECEDUTO QUALCOSA CHE CI POSSA SERVIRE ADESSO”, è evidente su questo punto fondamentale la pensiamo esattamente allo stesso modo.
Io faccio esattamente quello che fai tu nelle due presentazioni che ci hai proposto, nelle quali si attinge abbondantemente ai pensieri di Proudhon, Marx, Bakunin, Weber, Vallès della Comune di Parigi, Ostrogorski, Börne e Stuart Mill. Perché allora dici che faccio il contrario di quello che ci serve? E come mai ti contraddici in maniera così clamorosa quando affermi che “Mazzini e Garibaldi,… anarchici e marxisti… e poi i fascisti… è già tutto archiviato nella spazzatura della storia” (!). Secondo te, anziché magistra vitae la storia è sempre e solo “spazzatura e cianfrusaglia”? Dunque tutte le volte che si vuole agire in essa si deve sempre ripartire da zero? E il solo fatto che oggi non abbiamo, come dici tu, "un modello di società che funzioni” può autorizzarci a dare per scontato che anche nel passato è stato sempre e sistematicamente così?
Cordiali saluti
Roberto

Roberto Fondi

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Messaggio  leozaquini Mar 10 Mar 2009, 16:08

Roberto Fondi ha scritto:. . .

ritengo:
. . .
2° - CHE NON ESISTA ALCUNA SOSTANZIALE DIFFERENZA FRA IL PENSIERO ANARCHICO E QUELLO MARXISTA.

Roberto,

mi fa piacere scoprire che siamo piu' d'accordo di quanto mi sembrava e piu' di quanto queste frasi qui sopra mi facessero ritenere.

Dici bene: va cercato nel patrimonio culturale disponibile la soluzione ai problemi aperti.
Per altro se i problemi sono APERTI, e' chiaro che CHI CI HA PRECEDUTO (mazzini, garibaldi, marx, Proudon, Mussolini . . . ) non ci forniscono LA soluzione che cerchiamo.
IN questo senso "Sono finiti tutti nella spazzatura".

Ma noi andiamo li (anche nella spazzatura) a rovistare per cercare di RECUPERARE IL RECUPERABILE.

A questo punto, al di la del verificare se sia vero o no che "non esista differenza tra marxismo ed anarchia", nel mio precedente messaggio dicevo che non e' questo che mi interessa scoprire.
Quello che mi intreressa scoprire (e sono contento di vedere che siamo in due) e' SE ESISTE QUALCOSA DI RECUPERABILE E DI UTILIZZABILE da queste o da altre teorie o visioni sociali del mondo.

A me pare di avere scoperto che da entrambe (socialismo autoritario e socialismo libertario) si ricavano indicazioni DIVERSE (tutt'affatto che identiche), utili ed importanti. E da altre teorie, altre indicazioni ancora anche esse utili.

Da tutto questo, e forse aggiungendo qualcosa noi di nuovo, dobbiamo ASSEMBLARE quello che ci manca: una nuova visione sociale del mondo utile a risolvere i nostro problemi.

leozaquini

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