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Messaggio  aldo zanchetta Mer 06 Mag 2009, 23:26

Ho letto con interesse l’ultimo documento di Stefano Isola condividendo la maggior parte del contenuto. Una congiuntura personale non favorevole mi impedisce di dedicare il tempo a riprendere e commentare ora alcuni punti. Su una cosa però desidero intervenire per esprimere il mio disagio, già provato in altri interventi un po’ troppo “selettori” di Stefano, come nel caso del primo intervento di Fondi. Io credo che il dialogo, per essere dialogo, abbia alcune regole fondamentali, e la prima è di non considerare alcuni temi come indiscutibili e le posizioni altrui come inabilitanti al dialogo. Si può dissentire, e io dissento da certe argomentazioni proposte da Fondi nel suo intervento, ma non squalificarle e porvi un alt perentorio, quando le argomentazioni vengono fatte con tono civile e ad un livello non banale, come nel caso in questione. Personalmente, pur dissentendo, trovo che certe affermazioni di Fondi mi hanno stimolato e obbligato a considerare con attenzione le diversità emerse e ripensare il mio disaccordo, per approfondirlo o, perché no, modificarlo. Perché senza disponibilità a essere modificati, il dialogo è parvenza e non realtà.

Già che entro in argomento, un'altra affermazione di Stefano mi sembra contrastare con lo spirito del dialogo, ed è quando si appella, più di una volta, alla razionalità come unico strumento accettabile per il nostro dialogo. In un suo intervento leggo : Difendere la razionalità non significa in alcun modo sottovalutare le esperienze umane diverse e lontane dall’uso della ragione, significa soltanto sostenere che l’argomentazione razionale è ipso facto l’unico strumento a nostra disposizione per avviare un confronto tra di noi dal quale possa scaturire una strategia politica coerente senza che dobbiamo necessariamente tutti pensarla allo stesso modo su tutto. Se il ragionamento in astratto mi torna, non mi torna più quando mi chiedo: ma chi è che giudica se una posizione espressa da un altro corrisponde o no ad un criterio di razionalità ? Se il giudice sono io, allora qualche difficoltà nell’ accettabilità dell’affermazione la trovo.

Non rientro sul mio primo intervento che Stefano smontò pezzo per pezzo confutandolo quasi tutto, anche se non senza argomentazioni pertinenti, e mi limito a ripetere quello che dissi in risposta: forse non c’era neppure stato un tentativo serio di comprendere quello che, certamente in modo inappropriato, avevo cercato di dire. Sono cosciente di non avere un pensiero molto affinato e razionalmente elaborato, ma penso di essere un buon campione di persona comune che vuole partecipare a un dialogo. Se per partecipare al dialogo bisogna farlo a un livello superiore a quello medio, bene, allora ho sbagliato buco ma anche il dialogo non andrà lontano e non si estenderà a molti altri. E infatti mi pare che esso al momento, nel gruppo tecnoscenza, è ristretto a 3 o 4 di noi.

Non avrei ripreso ora questo argomento, in attesa che le cose decantassero da sole, se nell’ultimo intervento di Stefano che, ripeto, condivido in buona parte, non leggessi:
Il testo di Rossi postato da Aldo è interessante e pone alcuni problemi importanti. Secondo me tende un po' a confondere la scienza come creazione intellettuale, la scienza come istituzione sociale e la Scienza come ideologia totalizzante, cioè lo scientismo. È una confusione purtroppo difficile da evitare ed è infatti comune a numerosi pensatori contemporanei, che trovano così, beati loro, conforto in "culture alternative". Come ho detto altre volte, personalmente temo che l'impresa da intraprendere sia ben più ardua e debba partire dal modo in cui il connubio tra tecnoscienza e capitalismo distrugge
l'autonomia della vita e della ragione umana.

Ecco la mia reazione. Si afferma che il testo (di Rossi) è interessante e pone alcuni problemi importanti, che non si sa quali siano perché l’unico commento è poi radicalmente squalificante dell’autore del testo, a parte che il mio quoziente intellettuale, o culturale forse, non mi consente di comprendere la confusione fra queste tre visioni della scienza che fatico a ritrovare nel testo in questione. Avrei preferito che Stefano si dilungasse a chiarire gli elementi che motivavano questa affermazione per permettermi di capire meglio cosa intendesse dire, evitando invece quel giudizio sui “beati loro” su quelli che confondono, e il riferimento a Rossi è ovvio, che trovo personalmente inaccettabile per il suo ironico paternalismo. Se siamo censori e ironici su quanto espresso da una persona come Rossi, bene, per l’ammissione al nostro dialogo chiediamo il certificato di ammissione preventivo, con tanto di presentazione di titoli abilitanti.

Ho posto con estrema franchezza questo mio stato d’animo perché credo che certe affermazioni che talora traspaiono dagli interventi di Stefano, di cui pure apprezzo moltissime cose nei suoi interventi, non sia compatibile con quello di un moderatore che deve promuovere il dialogo e non imporre una ortodossia, che, semmai ci dovesse essere (ma non credo), sarebbe ancora tutta da costruire. Spero che Stefano, da persona intelligente quale è, ed a cui non intendo togliere né stima né simpatia, non me ne voglia per la mia franchezza. Ma è un problema di fondo per la dialogabilità nel gruppo.

Aldo

PS Aprendo per inserire questo testo ho visto e scorso rapidamente il testo di Giulio. Mi pare che nuovamente la fretta spinge a trarre deduzioni arbitrarie da un testo altrui. Non so serò in grado nei prossimi giorni di riprendere l'analisi del testo ma vedere attribuire a Rossi il desiderio di tornare al vecchio positivismo, no, proprio mi sembra arbitrario. E constadando l'erroneità di questo dialogo elettronico mi sospendo momentaneamente da questo modo di dialogare che mi sembra troppo impropvvisato e gratuito nell'attribuzione di retropensieri agli scriventi.

aldo zanchetta

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Messaggio  stefanoisola Gio 07 Mag 2009, 01:40

Ho letto la risposta di Aldo e mi dispiace che non sia soffermato neanche un po' sul contenuto del documento che ho sottoposto a tutti (e dal quale tra l'altro spero emerga il senso della mia osservazione a proposito del testo di Rossi) preferendo dilungarsi in una garbata reprimenda del mio modo "censorio" e "paternalistico" di coordinare i lavori.

Non mi sembra davvero il caso di entrare in un botta-e-risposta sui modi di fare e le intenzioni.
Dico soltanto che penso anch'io, insieme ad Aldo, che "il dialogo, per essere dialogo, abbia alcune regole fondamentali, e la prima è di non considerare alcuni temi come indiscutibili e le posizioni altrui come inabilitanti al dialogo".
Ma al tempo stesso non penso che il nostro compito sia esclusivamente quello di "dialogare":
non siamo un centro studi o un circolo culturale,
secondo me il nostro compito è soprattutto quello di elaborare una prospettiva politica,
e per fare questo dobbiamo sì dialogare, leggere, approfondire, ma anche sforzarci di
individuare quali sono gli ostacoli "tattici" che ci rendono così difficile un'azione politica concreta,
spesso bloccandoci dietro falsi miti e confusioni.

È inoltre probabilmente vero che il tema che cerchiamo di affrontare ha insieme un carattere "coinvolgente" (dopotutto l'immagine del mondo che la scienza rimanda ha un forte peso sull'immagine che ci facciamo di noi stessi) e "intimidatorio" (non si sa mai bene da quale punto
far partire il discorso e una volta partiti si ha spesso il timore di aver lasciato qualcosa senza la quale l'intero discorso risulta delegittimato), mostrando anche in questo analogie con il discorso
sulla fede e la religione. Ed è quindi forse naturale che vi sia un certo "nervosismo",
che si manifesta nel timore che l'interlocutore voglia imporre la sua "ortodossia".
Io credo che una parte importante del lavoro che ci aspetta sia proprio combattere quel
"nervosismo", ovvero ristabilire uno sguardo critico e sereno su questi problemi.
Ma la strada può essere lunga.

Inoltre c'è un problema di finitezza e di concretezza: un dialogo "infinitamente aperto"
implica un tempo infinito e questo evidentemente
non ci è dato. Dunque è indispensabile procedere selezionando (anche se ciò non significa
affatto non riconoscere legittimità al discorso altrui).

Ad esempio, sulla querelle Fondi dico semplicemente (ma poi magari ne riparliamo a voce)
che per per quanto mi riguarda ho una vita molto complicata e faticosa, in cui devo ogni giorno
strappare ad altri innumerevoli impegni il pochissimo tempo per pensare, scrivere e "dialogare" con gli altri. Se arriva qualcuno che senza aver minimamente considerato il lavoro fatto fino a quel momento mi dice che prima ancora di cominciare dobbiamo adottare la sua giusta "visione del mondo", e se per giunta si tratta di qualcosa che personalmente conosco bene e considero parte propria della degenerazione culturale contro la quale sto cercando di preparare una difficile azione difensiva (anche di questo sono pronto a discuterne eventualmente a voce), beh allora mi pare che non avrebbe molto senso "dialogare per dialogare". Senza assolutamente imporre "alt perentori" (come Aldo ingiustamente mi accusa di aver fatto) a chicchessia, semplicemente ho lasciato l'eventuale continuazione del "dialogo" agli interessati cercando di andare avanti per la strada avviata in precedenza, sperando che ne emergessero prima o poi criteri valutativi ed orientamenti chiari per una prospettiva politica.

Infine penso che abbiamo davvero bisogno di discutere su alcune questioni di fondo.

Ad esempio il documento sugli Ogm girato da Aldo a titolo informativo
è secondo me anch'esso parte integrante di quelle confusioni e di quegli "ostacoli tattici" accennati sopra.
Ma a questo punto, anche per evitare ulteriori noiosi fraintendimenti,
invito tutti gli interessati ad indicare la loro disponibilità per un incontro
prossimo venturo.

stefanoisola

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RISPOSTA A STEFANO Empty tentativo di chiarimento di un grave malinteso (e poco d' altro)

Messaggio  Giulio Bonali Gio 07 Mag 2009, 23:30

Su quanto qui afferma Aldo (con una franchezza che apprezzo sinceramente) a proposito del modo in cui é moderato questo gruppo di discussione, personalmente credo che fra noi la critica possa anche, e talora debba, essere ferma e decisa (se chi la pratica ritiene profondo il proprio dissenso dal destinatario della critica stessa), e che possa essere anche ironica senza per questo configurarsi come una censura o una limitazione dell’ altrui libertà di espressione: quest’ ultima non può coincidere con una obbligatoria eccessiva delicatezza nella polemica quando il dissenso è forte (e la franchezza del dibattito delle idee non é una dimostrazione di scarso rispetto; per lo meno non lo é necessariamente, e credo fermamente non lo debba essere fra noi. Può anzi essere dimostrazione della serietà con la quale ci si confronta con gli interlocutori, mentre un eccessivo "diplomaticismo" -parola orrenda: me ne scuso- può anche essere indice di scarsa considerazione verso coloro con cui si dialoga).

Nel post scriptum Aldo mi coinvolge esplicitamente nella sua critica,ma in seguito a un totale fraintendimento delle mie parole a proposito dello scritto di Achille Rossi: infatti parlando di rilancio in grande stile del vecchio positivismo ottocentesco io mi riferivo non a quanto sostenuto da Achille Rossi, bensì proprio allo scientismo da lui attaccato nel suo scritto (secondo me giustamente, sacrosantamente, anche se personalmente ritengo che le classi dominanti dispongano di armi ideologiche più potenti e devastanti dello scientismo, costituite da forme di irrazionalismo ancora più pacchiano; in questo, e non nell’ assurda –incomprensibile a mio parere dalle mie affermazioni- accusa di positivismo stava la mia critica).
Poiché l’ intendersi o meno è sempre un fatto "bilaterale", fra due parti (quella che parla o scrive e quella che ascolta o legge), mi scuso di questo grossolano malinteso per quel che mi compete e spero che Aldo receda presto dalla sua decisione di sospendersi momentaneamente dal questo dialogo (se non lo farà a breve termine dandomi conferma di aver compreso il presente chiarimento di questo banale equivoco glielo riproporrò sulla mailing list).
Anche per questo e per potergli parlare de visu accolgo volentieri l' invito di Stefano Isola ad un incontro del gruppo di lavoro (farò di tutto per parteciparvi, anche se andiamo verso il periodo delle ferie e la mia gestibilità dei fine settimana, da dipendente pubblico "fannullone" secondo le varie miserbili Brunette, si sta facendo alquanto limitata).

Cordiali saluti a tutti.

Giulio

Giulio Bonali

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