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Introduzione di Maurizio Fratta (Perugia)

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Messaggio  Admin Mer 25 Feb 2009, 13:05

“Vi ringrazio per aver accolto in tanti il nostro invito.Vi informo del messaggio di auguri di buon lavoro da parte di Giulietto Chiesa che ha ritenuto interessanti ed utili per un confronto le nostre tesi e che non ha potuto essere qui con noi oggi perché a Mosca per impegni presi in precedenza.
Vi leggo quanto ci ha scritto Gianni Vattimo.

Cari amici, davvero, se non fossi all'estero, verrei volentieri a Chianciano all'incontro sull'uscire dal recinto.
Anche e principalmente per decidere con voi se davvero si debba assumere la posizione da "Aventino",di astensione e sciopero del voto. Sono profondamente tentato, per le ragioni esposte nel manifesto, di scegliere la via dell'astensione.
Ho alcuni dubbi: a) come mi sentirò la sera delle prossime elezioni- quelle europee,credo - quando Berlusconi e C. celebreranno la loro ennesima vittoria? Siccome viaggio spesso all'estero, dovrò continuare a vergognarmi del mio governo e del suo orrido capo? b) è vero che in ogni caso neanche questa finta sinistra del PD mi farebbe meno vergogna; e soprattutto, che certamente, anche con il mio voto, non vincerà mai per i prossimi cinquant'anni (o sono ottimista? Cento?).
C'è un altro modo di "utilizzare" il mio voto per i fini che ci interessano, che non sia l'astensione? c) un astensione di massa ha certo un grande senso; ma riusciremmo a farci sentire?
Eccetera. Per ora aspetto ancora che si decida sulla legge elettorale.
Se va come ora sembra,(sbarramenti, niente preferenze, ecc.) non voterò certo, e cercherò con voi di propagandare il più possibile questa posizione. Non perdiamoci di vista.
Gianni Vattimo

Che a questa assemblea si giungesse non era affatto scontato. Non che a noi non fosse chiaro il quadro già la sera del 14 Aprile ,ad urne chiuse da poche ore.Quanto alcuni di noi avevano previsto con esattezza si stava verificando: il popolo di sinistra ricusava la propria rappresentanza parlamentare, rendendo inappellabile il giudizio sul governo Prodi e decretando la scomparsa dalle istituzioni della cosiddetta sinistra radicale. Al termine dei conteggi verranno attribuiti all’Arcobaleno 1.124.000 voti,il 30 % di quelli che appena due anni prima avevano preso separatamente i partiti che lo compongono,la metà di quanti da sola nel 2006 ne aveva il Partito della Rifondazione Comunista.

Quello che all’indomani del voto sapevamo di mettere in conto però era ed è la consegna del silenzio che è stata mantenuta nei confronti di coloro che avevano propugnato l’astensione dal voto. Per averne un’idea si pensi al quotidiano il manifesto che ha praticamente ignorato la posizione astensionista di circa un terzo della sua stessa redazione,posizione costantemente rilevata da un sondaggio pubblicato settimanalmente ed a cura dello stesso giornale
Soltanto a quattro mesi dal voto Rossana Rossanda ,analizzando la scomparsa dal parlamento della sinistra radicale,a mezza bocca dovrà ammettere : “il suo proprio elettorato avendole giurato vendetta per essersi fatta trascinare nella avventura di governo”.(da il manifesto del 10.08.2008)

Mi capiterà poi di ritrovare tra i sottoscrittori dell’appello astensionista Questa Volta No i nomi di coloro che fanno parte come me di redazioni di giornali come micropolis, il mensile umbro che è in edicola con il manifesto,o di primapagina di Chiusi con il quale collaboro e che,come avete visto, tanto spazio ha dato alle nostre tesi. E proprio da questo punto desidero partire nel presentare il nostro Incontro.

Noi che abbiamo invitato ad astenersi dal voto e che abbiamo contribuito all’affossamento della sinistra radicale non ci siamo affatto stracciate le vesti al cospetto della sua disfatta. A Gianni Vattimo,del quale ho letto i saluti e gli incoraggiamenti per il nostro lavoro,che ci chiede come ci si possa sentire quando Berlusconi e C. celebrano le loro vittorie,vorremmo rispondere appunto cosi:né gioire né spargere lacrime,ma cambiare strada.
Astenersi non è stato affatto sinonimo di qualunquismo ma presa di distanza da un sistema bipolare che ha portato allo svuotamento della Costituzione repubblicana ed alla affermazione di un ceto politico che ,nel ridurre la politica a mera amministrazione dell’esistente,è volto esclusivamente a curare i propri interessi di classe e di casta.

Quanto poi si possa provare vergogna per la finta sinistra del PD,credo che nessuno meglio di un napoletano della diaspora come me lo possa dire:e non soltanto della sinistra ma di una intera città che ha accettato,con la sola eccezione di un padre comboniano, che si dicesse di essere stata ripulita dall’orrido capo. Già quattro secoli prima di Cristo in Cina un savio, Me-Ti scriveva :” Il Savio che vuol migliorare il mondo può migliorarlo soltanto se conosce con certezza l’origine dei disordini;se non la sa, non può migliorarlo…” E’ da qui che siamo partiti all’indomani del voto di Aprile,avendo dato il nome alle cose e ,come abbiamo detto con le parole del poeta ,”avendo scritto il nome dei nostri nemici”. Della fine della sinistra,della contraddizione tra sviluppo ed emancipazione,della lotta alla casta,dei possibili assi di resistenza al degrado morale,politico,culturale ed economico che pervade il nostro paese,del connubio tra economia legale ed economia criminale, della ripresa dei valori della Carta Costituzionale vi parlerà a breve Marino Badiale.

Io vorrei ricordare,prima di cedergli la parola,che quando abbiamo pensato a questo incontro lo abbiamo inteso aperto a tutte quelle realtà che si oppongono allo stato presente delle cose nel nostro paese e vedo con soddisfazione che l’invito è stato raccolto anche da esponenti dei comitati che si battono per la vivibilità dei loro territori ed avversano, in nome dell’interesse generale, le logiche distruttive dello sviluppo .

Nella premessa alla nostra proposta abbiamo detto che noi, a partire dal documento-manifesto che vi abbiamo inviato, intendiamo proporre un lavoro comune a quanti si ritrovano nelle cose che abbiamo scritto Veniamo da strade diverse. Ci accomuna una dimensione della politica intesa come passione civile. Alcuni di noi ,per dirla un po’ con Marx ed un po’ con Aristotele, pensano anche che la politica sia il vero lavoro dell’uomo,che attraverso di essa possa produrre se stesso come uomo,come animale politico.

Con Massimo Bontempelli non mi vedevo da oltre trentacinque anni,avendo vissuto indimenticabili esperienze politiche tra Pisa e Livorno agli inizi degli anni ’70. Gli ho ricordato qualche mese fa, quando ci siamo ritrovati, quanto scriveva nel ‘74 sul Corriere della Sera Pier Paolo Pasolini :”il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia”. Le cose da allora, ovviamente ,non sono cambiate. Ma siamo anche persuasi che valga la pena, ancora una volta, tentare.

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