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Messaggio  Admin Mer 25 Feb 2009, 14:00

1. Tecnoscienza come manipolazione della vita e dell’ambiente

A) Biotecnologie, protocolli di manipolazione agro-alimentare,
clonazione, ecc., come strumenti di dominio e mercificazione.

B) La questione della perdita di controllo sulle procedure concrete di
manipolazione (ad esempio, diversamente dalla progettazione di un
sistema elettromeccanico, la progettazione di un OGM, non è una vera
“progettazione”: la relazione tra le modifiche apportate al corredo
genetico ed il risultato fenotipico non può essere davvero “capita”,
ma solo ottenuta empiricamente sulla base della raccolta di una grande
quantità di dati. L’assenza di un reale potere esplicativo è una
caratteristica centrale che distingue un’applicazione di protocolli
semiempirici da una reale argomentazione scientifica. La questione
della “complessità” interviene qui solo nella misura in cui i
“tecnoscienziati” operano su oggetti di cui hanno scarsa comprensione
sintetica trattandosi appunto di enormi quantità di dati.)

C) Copyright, brevetti e critica della “libertà di ricerca” nella
misura in cui quest’ultima si riduce alla produzione di protocolli
mirati allo sviluppo di una singola “applicazione” (diversamente dalla
ricerca come libero sviluppo del pensiero e della razionalità
creatrice).

D) Critica della ”bioetica” come nuova consorteria discipinare
specializzata ad amministrare valori istituiti.

E) Critica ad ogni forma di modello capitalistico “ecocompatibile”.
Virtù e limiti del pensiero ecologista.


2. Tecnoscienza e riproduzione capitalistica

Analisi critica dei passaggi fondamentali attraverso i quali si è
passati dalla razionalizazione scientifica del modo produzione delle
merci alla pervasività colonizzatrice della tecnoscienza su ogni
aspetto della vita individuale e collettiva.
Un primo obiettivo è quello di mettere a fuoco i meccanismi con i
quali la tecnoscienza sembra rappresentare lo strumento privilegiato
del dominio globale del capitalismo, in particolare attraverso
la banalizzazione del lavoro (automazione) e la cancellazione della
memoria (omologazione del gesto e del linguaggio a codici eseguibili
automaticamente, ecc).

3. Tecnoscienza, scienza e nichilismo

A) Nichilismo come esito naturale dell’orizzonte tecnocapitalistico:
ha valore di verità ciò che si può fare (e genera profitto) non ciò
che ha un significato.

B) Iperspecializzazione e parcellizzazione disciplinare come stadio
estremo della divisione capitalistica del lavoro.

C) Strategie di marketing ed affabulazione mediatica come stadio
estremo del dominio capitalistico sull’autonomia culturale e creativa
degli individui.

D) Critica dell’”ecologismo scientifico” come ulteriore manifestazione
della polarizzazione tra saperi iperspecialistici da una parte ed
vuoti sincretismi mediaticamente veicolati dall’altra.

E) La tecnoscienza come ambiente privilegiato di produzione ed
erogazione di “saperi residui” da consumare in quanto tali. Declino e
scomparsa della razionalità argomentativa alla base della cultura
scientifica e filosofica; parallelo declino e scomparsa della “cultura
popolare” e dei saperi legati a attività umane specifiche; parallelo
declino e scomparsa della “creatività artistica”.

4. Tecnoscienza e antropologia

A) Analisi critica delle “mutazioni antropologiche” indotte dal
processo di riassorbimento del corpo, della sensibilità e delle
emozioni nell’”infosfera digitale”. Quelle mutazioni che hanno fatto
della “prima generazione videoelettronica” un tipo umano deprivato di
fondamentali strumenti relazionali.

B) Virtù e limiti del “mediattivismo”: la “controcultura” che mira a
contendere al capitalismo il controllo della rete, con lo scopo
“terapeutico” di ricostruire spazi capaci di generare sensibilità e
ricchezza emotive.

Stefano Isola (responsabile)
Nicoletta Bernardi
Aldo Zanchetta
Roberto Fondi
Francesco Marzorati
Silvana Botassis
Giulio Bonali

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