DELEGITTIMARE LA «CLASSE POLITICA» - 27/03/2008
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DELEGITTIMARE LA «CLASSE POLITICA» - 27/03/2008
I cittadini italiani – già poveri, o impoveriti, o in via di impoverimento – con le prossime elezioni politiche cambieranno dei nomi dei governanti, ma rieleggeranno gli stessi politicanti, con qualche escluso e qualche cooptato: la stessa «classe politica», parte integrante della “casta” dominante.
Queste sono elezioni farsa: la legge elettorale è inaccettabile e il “grosso” degli opposti schieramenti, Pd e Pdl, sempre piú simile, all’americana. Tutta la classe politica si straccia le vesti per le retribuzioni troppo basse, il carovita, le tasse troppo alte scaricate sulla massa dei cittadini “comuni”, il precariato, le stragi sul lavoro, la caduta socio-economica del nostro Paese, e se ne incolpa a vicenda. Ma finora dov’erano tutti costoro? È quanto portato avanti con continuità di fondo dai governi di centrosinistra e di centrodestra – costruzione del precariato, distruzione delle condizioni del lavoro, devastazione delle pensioni, svendita del patrimonio pubblico, apertura di tutti gli spazi possibili al privatismo, smantellamento dei servizi pubblici, massacro della democrazia costituzionale, obbedienza al grande capitale transnazionale, grande finanza e potenze estere, coinvolgimento nella «guerra infinita» –, che ci sta riducendo a un paese del «terzo mondo», un “pontone” al servizio dei comandi geostrastrategici e geoeconomici altrui, nello scatenamento delle «grandi opere» inutili e dannose, degli investimenti immobiliari e della rendita fondiaria, con la distruzione dei nostri territori e delle nostre città storiche e artistiche, nell’avvitamento del disastro ambientale. La carenza di «governabilità» è una balla; c’è un qualche scontro su libertà civili e ingerenza ecclesiastica, ma, al di là dei «furori e rumori» elettorali, anche chi è piú “liberale” è molto “morbido” e “possibilista”.
E sono elezioni truffa: perché preferire qualcuno? Sono solo frazioni e fazioni della «classe politica», che vedranno come accordarsi su questioni generali e specifiche, sulla formazione del governo, sull’attuazione degli imperativi delle potenze estere e dei potentati interni, etc.
Che alternative vi sono? L’estrema destra, con le sue solite canagliate e demagogie? La Lega Nord, apparentata con il Pdl? I centristi, risorgenza di una mini-Dc, pronti a muoversi su chi avrà maggior successo? I “socialisti”, pur delusi dalla non raccolta offerta di candidatura a Mastella? La Sinistra arcobaleno? Risibilmente «unita» su un zoppicante “programma” liberal, per le poltrone dei quattro gruppi dirigenti piú qualche altro attaché, e «plurale», perché ognuno vuole il suo tornaconto, pronta a schierarsi ancora a supporto del Pd. Ma che propone e che ha fatto al governo? E dov’è nel governo regionale e locale? Chiacchiere, per adeguarsi e “concorrere”. E nello strabordare delle liste, insieme a quelle «civetta», non mancano i gruppi volti a settori particolari dell’elettorato, come quelli che pretendono, sedicenti “avanguardie del proletariato”, di “rappresentare i lavoratori”: e chi li ha delegati? Né manca chi punta ai «movimenti» (liste civiche, comitati, associazioni varie, cittadini fuoriusciti dalla logica partitica), presentandosi a loro nome: e chi gli ha conferito tale “rappresentanza”?
Non c’è nessun «voto utile»: è solo utile alla «classe politica», che, con i suoi seguiti, “attivisti” in lista di attesa, e partiti, è un danno permanente per il paese. Non c’è nessun “meno peggio”: ora c’è solo il peggio. Pur coscienti che infine non pochi “sceglieranno” fra le bandierine di vari colori delle frazioni e fazioni della «classe politica», che cosí catturano i diversi comparti degli elettori, vogliamo esprimere con forza la nostra presa di posizione.
Siamo all’esproprio del diritto elementare della democrazia: il libero, fondato e significativo voto. I cittadini non astensionisti di principio – impegnati nelle tante battaglie nelle città e nei territori, autori delle poche vere liste civiche democratiche locali, contro il “sistema” partitico, scisse da ogni legame con la «classe politica» –, ma che vogliono essere appieno tali, per ribadire il loro diritto all’effettiva democrazia, a un modo di produrre, lavorare e vivere “altro”, a città a loro misura, all’ambiente risanato e salvaguardato, alla vera sovranità sul nostro territorio, possono solo rifiutare queste elezioni politiche, insieme a tutta la «classe politica» e “sistema” partitico, non votando per la Camera e il Senato, o annullando la scheda. Puntiamo alla massima delegittimazione politica e sociale, civile e culturale, della «classe politica»: per ricostruire, questa va messa, tutta, senza distinzioni, “fuori gioco”.
Mario Monforte, Paolo Arduini, Mauro Aurigi, Fabrizio Carraresi, Maurizio Chielli, Raffaella Costi, Fabrizio Frosini, Massimo Marco Rossi, Paolo Santini
Queste sono elezioni farsa: la legge elettorale è inaccettabile e il “grosso” degli opposti schieramenti, Pd e Pdl, sempre piú simile, all’americana. Tutta la classe politica si straccia le vesti per le retribuzioni troppo basse, il carovita, le tasse troppo alte scaricate sulla massa dei cittadini “comuni”, il precariato, le stragi sul lavoro, la caduta socio-economica del nostro Paese, e se ne incolpa a vicenda. Ma finora dov’erano tutti costoro? È quanto portato avanti con continuità di fondo dai governi di centrosinistra e di centrodestra – costruzione del precariato, distruzione delle condizioni del lavoro, devastazione delle pensioni, svendita del patrimonio pubblico, apertura di tutti gli spazi possibili al privatismo, smantellamento dei servizi pubblici, massacro della democrazia costituzionale, obbedienza al grande capitale transnazionale, grande finanza e potenze estere, coinvolgimento nella «guerra infinita» –, che ci sta riducendo a un paese del «terzo mondo», un “pontone” al servizio dei comandi geostrastrategici e geoeconomici altrui, nello scatenamento delle «grandi opere» inutili e dannose, degli investimenti immobiliari e della rendita fondiaria, con la distruzione dei nostri territori e delle nostre città storiche e artistiche, nell’avvitamento del disastro ambientale. La carenza di «governabilità» è una balla; c’è un qualche scontro su libertà civili e ingerenza ecclesiastica, ma, al di là dei «furori e rumori» elettorali, anche chi è piú “liberale” è molto “morbido” e “possibilista”.
E sono elezioni truffa: perché preferire qualcuno? Sono solo frazioni e fazioni della «classe politica», che vedranno come accordarsi su questioni generali e specifiche, sulla formazione del governo, sull’attuazione degli imperativi delle potenze estere e dei potentati interni, etc.
Che alternative vi sono? L’estrema destra, con le sue solite canagliate e demagogie? La Lega Nord, apparentata con il Pdl? I centristi, risorgenza di una mini-Dc, pronti a muoversi su chi avrà maggior successo? I “socialisti”, pur delusi dalla non raccolta offerta di candidatura a Mastella? La Sinistra arcobaleno? Risibilmente «unita» su un zoppicante “programma” liberal, per le poltrone dei quattro gruppi dirigenti piú qualche altro attaché, e «plurale», perché ognuno vuole il suo tornaconto, pronta a schierarsi ancora a supporto del Pd. Ma che propone e che ha fatto al governo? E dov’è nel governo regionale e locale? Chiacchiere, per adeguarsi e “concorrere”. E nello strabordare delle liste, insieme a quelle «civetta», non mancano i gruppi volti a settori particolari dell’elettorato, come quelli che pretendono, sedicenti “avanguardie del proletariato”, di “rappresentare i lavoratori”: e chi li ha delegati? Né manca chi punta ai «movimenti» (liste civiche, comitati, associazioni varie, cittadini fuoriusciti dalla logica partitica), presentandosi a loro nome: e chi gli ha conferito tale “rappresentanza”?
Non c’è nessun «voto utile»: è solo utile alla «classe politica», che, con i suoi seguiti, “attivisti” in lista di attesa, e partiti, è un danno permanente per il paese. Non c’è nessun “meno peggio”: ora c’è solo il peggio. Pur coscienti che infine non pochi “sceglieranno” fra le bandierine di vari colori delle frazioni e fazioni della «classe politica», che cosí catturano i diversi comparti degli elettori, vogliamo esprimere con forza la nostra presa di posizione.
Siamo all’esproprio del diritto elementare della democrazia: il libero, fondato e significativo voto. I cittadini non astensionisti di principio – impegnati nelle tante battaglie nelle città e nei territori, autori delle poche vere liste civiche democratiche locali, contro il “sistema” partitico, scisse da ogni legame con la «classe politica» –, ma che vogliono essere appieno tali, per ribadire il loro diritto all’effettiva democrazia, a un modo di produrre, lavorare e vivere “altro”, a città a loro misura, all’ambiente risanato e salvaguardato, alla vera sovranità sul nostro territorio, possono solo rifiutare queste elezioni politiche, insieme a tutta la «classe politica» e “sistema” partitico, non votando per la Camera e il Senato, o annullando la scheda. Puntiamo alla massima delegittimazione politica e sociale, civile e culturale, della «classe politica»: per ricostruire, questa va messa, tutta, senza distinzioni, “fuori gioco”.
Mario Monforte, Paolo Arduini, Mauro Aurigi, Fabrizio Carraresi, Maurizio Chielli, Raffaella Costi, Fabrizio Frosini, Massimo Marco Rossi, Paolo Santini
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