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3. "reddito di cittadinanza e salario sociale"

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Messaggio  paolo arduini Ven 20 Mar 2009, 13:42

gli interrogativi posti da Ennio e Stefano sul Forum, ed espressi anche da Signorini alla riunione di Firenze, mi stimolano a cercare di chiarire il senso delle proposte tracciate, in materia, nel manifesto di programma:

1) così come la difesa di alcuni dei principi fondanti la Costituzione, la richiesta del reddito minimo garantito è sicuramente connessa alla situazione della crisi attuale, ma va molto oltre, perché ne presuppone un'uscita che sia davvero il rovesciamento dell'esistente (in questo Stefano coglie perfettamente il senso per nulla sindacalista o massimalista della cosa...) e la prefigurazione dell'"altra cosa" che vogliamo sostituirvi

2) tutti gli equivoci che possono nascere sul fatto che così s'incoraggerebbe la "fannullonaggine" e la creazione di gruppi privilegiati e garantiti in un mare di povertà (a parte le affinità brunettiane, che pure dovrebbero creare qualche dubbio...), è superata dal carattere UNIVERSALE, UNITARIO, UNIFICANTE, che deve essere il cuore dalla proposta e che può essere definito, forse, nella formula REDDITO MINIMO GARANTITO PER CHI NON HA LAVORO O LO PERDE = SALARIO MINIMO GARANTITO PER CHI LAVORA (su scala europea e senza distinzioni tra extra e in...) = REDDITO MINIMO GARANTITO PER LE PICCOLE ATTIVITA' AUTONOME IN DIFFICOLTA' (agricoltori, piccoli commercianti, ecc.) = PENSIONE MINIMA GARANTITA (sempre su scala europea e senza distinzioni...), dove il segno = sta davvero per UGUALE

3) a me questo sembra molto più concreto e praticabile come grande campagna nazionale (e, si spera, anche un po' più in là...) di opposizione reale e concreta, di difesa delle condizioni di vita e di lavoro oggi sempre più a rischio, di proposta perché la ribellione trovi contenuti precisi e chiarificanti, e quindi forse, chissà, diventi coscienza e organizzazione (come ora non succede, purtroppo...), molto più di faccende che a me (nella mia quasi assoluta ignoranza "economica"...) appaiono "fumose", come l'uscita dall'euro, o le monete locali contro il signoraggio, o altro del genere, e a rischio, alcune di confondersi con il nuovo Tremonti "socialista", o con il vecchio Berlusconi-Bossi "anti-poteri forti", o con il nuovo Di Pietro che esalta i prefetti dentro le banche (come se non fossero un'unico sistema di dominio, anche se, come sempre, diviso in spezzoni spesso concorrenziali tra loro...), le altre di confondere piccoli orticelli locali con un rovesciamento dei modi e dei rapporti di produzione, lasciati in realtà completamente liberi di agire indisturbati verso e contro la stragrande maggioranza delle persone

non so se ho fatto confusione, e spero di no, ma soprattutto tengo a dire, in conclusione, che non sto "ridicolizzando" niente e nessuno, ma solo esprimendo le idee che ritengo utile confrontare con tutti gli altri viandanti, come dovrebbe essere, se ho capito bene, lo scopo del Forum

ciao

paolo arduini

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Messaggio  leozaquini Ven 20 Mar 2009, 19:47

MI pare opportuno che se ne parli qui (in economia), solo che se ne stava gia' parlando in "politica":

Clicca QUI per vedere.

Credo che si dovrebbe decidere UN posto e poi Nicoletta dovrebbe gentilmente fondere le discussioni, a me pare.

leozaquini

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Messaggio  Ennio Sab 21 Mar 2009, 17:59

Intervengo nuovamente in questa discussione perchè credo che il tema sia molto importante e quindi sia nostro compito dargli la massima attenzione.

Per limitare la complessità del problema è bene partire considerando il reddito di cittadinanza come un flusso di redditi garantito a tutti i cittadini, e non solo a chi non ha un reddito proprio. Il motivo è che condizionare il pagamento del reddito di cittadinanza alla comprovata mancanza di altri redditi introdurrebbe numerosi elementi extra da valutare, che per il momento credo sia meglio non introdurre. Più avanti, quando ci saremo fatti un'idea precisa sulla desiderabilità di questa versione del reddito di cittadinanza, allora potremo introdurre tali elementi aggiuntivi e studiare come e se cambiano le nostre valutazioni.

Come fatto in precedenza, e seguendo in parte l'approccio di Paolo, mi concentro sull'aspetto di merito della desiderabilità del reddito di cittadinanza:
i benefici derivanti dall'avere un sistema che garantisce un reddito di cittadinanza sono maggiori o sono minori degli svantaggi indotti dall'averlo?

Per rispondere a questa domanda è necessario innanzitutto inividuare benefici e svantaggi. Successivamente, si deve tentare di valutarne l'entità e quindi compararli gli uni con gli altri. Infine, serve un criterio per stabilire l'esito della comparazione.

Propongo di iniziare dall'identificazione dei benefici e degli svantaggi e, per il momento, di limitarci alla sola identificazione di questi.

Ecco ciò su cui ho riflettuto fino ad ora:

BENEFICI
1) Di carattere etico e morale:
- la garanzia di un minimo standard di vita per tutti i cittadini

2) Di carattere materiale:
- una riduzione dei danni (materiali) dovuti all'incertezza che le persone fronteggiano a causa dell'incertezza del proprio reddito

3) Di carattere tecnico ed economico:
- una minore volatilità della domanda di beni e servizi dovuta alla garanzia che un certo potere d'acquisto è comunque garantito anche in periodi di crisi
- una più facile programmazione economica dovuta ad una più facile previsione della domanda di beni e servizi
- maggiore accesso ai sistemi formativi da parte dei ceti più poveri (effetto redistributivo) col risultato di innalzare il livello generale di capitale umano (i ceti più poveri sono quelli che ne hanno più bisogno naturalmente) e, quindi, delle capacità produttive

4) Di carattere sociale e politico:
- maggiore coesione sociale tra i cittadini innescata dalla riduzione delle differenze
- maggiore potere contrattuale da parte delle classi lavoratrici poichè l'alternativa al non lavorare è meno "brutta" (si prende comunque il reddito di cittadinanza)

SVANTAGGI
1) Di carattere etico e morale:
- per poter garantire il diritto ad un ragionevole reddito di cittadinanza, la popolazione si deve assumere l'obbligo di lavorare; in altre parole, il lavoro sarebbe in una certa misura un'attività obbligatoria (un po' come la coscrizione militare obbligatoria)
- il reddito di cittadinanza potrebbe essere garantito, di fatto, solo ai cittadini, incrementando fortemente le disuguaglianze nei confronti dei non-cittadini

2) Di carattere materiale:
- la realizzazione e la gestione del sistema che garantisce il reddito di cittadinanza avrebbe dei costi materiali, seppur ridotti qualora esistessero già enti quali la nostra INPS o INPDAP

3) Di carattere tecnico ed economico:
- è difficile prevedere quali sarebbero le conseguenze dell'introduzione del reddito di cittadinanza sul sistema economico; molto dipenderebbe da come è organizzato il resto del sistema e, quindi, una valutazione indipendente sembrebbe molto difficile rendendo la validità della politica stessa molto incerta;

4) Di carattere sociale e politico:
- aumento della spaccatura tra cittadini e non-cittadini col risultato di rendere gli immigrati ancora più deboli
- maggiore controllo degli apparati politici e burocratici sui ceti più poveri attraverso il controllo dell'ammontare del reddito di cittadinanza (nuovi clientes?)


BENEFICI O SVANTAGGI?
1) Di carattere etico e morale:
- accrescimento del ruolo dello Stato
- trasferimento di risorse da chi produce a chi, magari per scelta e non per necessità, non produce

2) Di carattere tecnico ed economico:
- la possibilità di ricevere comunque un reddito di cittadinanza riduce di fatto i compensi per il lavoro svolto e, quindi, gli incentivi materiali al lavoro

Ennio

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Messaggio  paolo arduini Sab 21 Mar 2009, 20:06

[messaggio spostato]

se posso aggiungere qualche rigo di chiarimento sulle cose scritte, vorrei solo far presente la valenza forte della proposta di reddito di cittadinanza per:
- evitare le "guerre tra poveri"
- far emergere il lavoro nero, sottopagato e supersfruttato
- offrire una piattaforma, che si articola più sui servizi gratuiti che sul reddito garantito, alle lotte dell'Onda studentesca per il diritto allo studio e per la scuola pubblica

vengo ora da un corteino di 300 "antagonisti e ondini" pisani, più qualche consigliere di RC e IDV a far da palo perché non ci fossero guai con PS e CC, contro la presenza d Tremonti a Pisa, invitato da Bersani, Letta & C., e la parola d'ordine del reddito garantito più quella della gratuità delle spese di istruzione e formazione era davvero unanime e sentita

vuol dire qualcosa, o no???

ciao

paolo arduini

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