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Intervento di Nello De Bellis (Salerno)

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Messaggio  Admin Mer 25 Feb 2009, 13:04

Saluto gli organizzatori e gli ospiti del Convegno di Chianciano.

Sono qui, come alcuni, credo, a titolo personale pur facendo parte della Società filosofica italiana ed avendo alle spalle un'esperienza di battaglie sociali e civili.

Una di queste, che vorrei partecipare al convegno, come modello di impegno locale con finalità

antisistemiche, è la battaglia ambientalista, anticapitalista ed antimperialista per la salvaguardia della Costiera amalfitana e del Golfo di Salerno contro i progetti della compagnia petrolifera Elf, coronata da pieno successo, grazie all'azione del C.E.C.A. (Comitato Ecologista Costiera Amalfitana) che all'epoca (1986-1996) presiedevo e che riuscì con la sua azione tenace e assidua, durata più di dieci anni, a portare tutte le Istituzioni, dalla Comunità Montana, alla Provincia, alla Regione, al TAR e alla Camera dei Deputati, sulle posizioni del movimento e determinare la sconfitta dei disegni speculativi dei petrolieri che avrebbero comportato danni al territorio di incalcolabile portata.
Ma al di là degli esempi storici, il problema che oggi si pone a noi tutti qui convenuti per un tentativo di risposta alla crisi in atto, è come ricomporre la scissione tra il disagio generale e profondo percepito finanche esistenzialmente da sempre più ampie fasce sociali ed il linguaggio idoneo ad oggettivarlo e a concretizzarlo. Il problema che abbiamo di fronte, se vogliamo che la nostra critica risulti efficace, è quello della divulgazione del patrimonio di analisi, di studi, di proposte che in questi anni, da tempi non sospetti, sono stati elaborati da una èlite intellettuale e politica al di fuori degli schemi della cultura dominante.
Sempre più vi sarà bisogno di questa saldatura tra la conoscenza critica del reale e gli effetti che la crisi imminente sortirà su ingenti masse di uomini. Si dirà che questo è il problema di sempre e di tutte le epoche, solo che oggi è reso ancora più acuto e tormentoso dall'eclissi dei tradizionali partiti politici e dal carattere sistemico della crisi che si annuncia. Si tratta, in breve, di un compito, perdonate l'enfasi, veramente formidabile: ricomporre il nesso tra Ragione e Storia, superando la dicotomia che dà origine al Nichilismo. E' questo un termine cruciale nella riflessione filosofica di Massimo Bontempelli, che qui saluto come uno dei più profondi ed originali pensatori italiani. La sua sintesi di Neoidealismo hegeliano e Teoria critica della società di ascendenza francofortese costituisce uno degli aspetti più interessanti della filosofia italiana del secondo dopoguerra, nonché un contributo indispensabile e prezioso al discorso programmatico che qui si cerca di iniziare.

C'è bisogno quindi di un confronto autentico ed a tutto campo, chiamando ad una risposta non solo amici ed affini, ma anche nemici e avversari.

Occorre propiziare una saldatura tra crisi imminente e nuova soggettività politica antisistemica. Per questo, come è stato detto (ma è singolare la coincidenza di termini e di pensiero) bisogna, sull'onda della valorizzazione politica e culturale della Costituzione, chiamare tutti coloro che condivideranno l'idea, alla formazione di un nuovo C.L.N. Nessuno potrà sorridere di ciò perché i tempi che si preparano richiameranno in vita la validità politica di quel precedente storico.

Non dimentichiamo inoltre di coinvolgere nel complesso della nostra proposta tutti i personaggi autorevoli che la condividono.

Ulteriore questione che va posta con forza all'attenzione del convegno è quella nazionale. Oltre ad una questione nazionale palestinese, irakena, irlandese, basca, etc. per le quali molti di noi si sono già spesi, esite una questione nazionale italiana. Esiste, con centinaia di basi NATO ed americane che costellano "a stelle e a strisce" il nostro Paese, un effettivo problema di sovranità nazionale allo stesso modo in cui sussisteva all'epoca del predominio austriaco in Italia, e pochi sinora sembrano essersene accorti.

Innanzitutto una certa Sinistra passata dal mito dell'Internazionalismo proletario al cosmopolitismo ultracapitalistico delle oligarchie finanziarie sovranazionali senza la benché minima consapevolezza o coscienza infelice, come direbbe Costanzo Preve. Come sarebbe stato possibile altrimenti la guerra di aggressione ad un Paese sovrano, la Jugoslavia, ed il bombardamento di Belgrado in sfregio all'Art. 11 della Costituzione mistificato da intervento umanitario? E parimenti lo stanziamento di 21 miliardi di euro per la difesa dell'ultimo governo Prodi e la trasformazione compiuta dall'Esercito italiano in truppe di complemento dell'Impero americano? Su questi temi è possibile fratturare la stessa base politica della Destra tradizionale nel nostro Paese.

In questo senso occorre al più presto recuperare un concetto sia storico che attuale di patriottismo, non certo nell'accezione oleografica del termine o in quella di un nazionalismo bellicista ed aggressivo alla Corradini, ma per dare riscatto e dignità al popolo italiano.

Anche questo è un recinto da cui uscire: la mitologia marxista dell'estinzione dello Stato. Oggi lo Stato (altrui) vuole estinguerlo soltanto il Superstato imperiale della rimondializzazione capitalistica a guida statunitense.

Ricordo in proposito le parole pronunciate in occasione di una memorabile "Lectio magistralis" da Ernst Nolte: "Capitalisti e marxisti classici hanno in comune l'avversione ideologica per il principio dello Stato".

Ed è opportuno, nel contesto di questo discorso, richiamare brevemente i Quaderni gramsciani, laddove il grande Sardo sottolinea che "l'antistatalismo primitivo ed elementare"è sintomo di "apoliticismo" e quindi accettazione di una forma di subalternità. “Scarsa comprensione dello Stato significa - chiosa Gramsci - scarsa coscienza di classe".

Al posto di compagni o di viandanti, di fronte alle prove che ci attendono,propongo di chiamarci semplicemente patrioti nell'accezione più schietta e genuina del Risorgimento e della Resistenza.

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