Associazione per una Rivoluzione Democratica
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Proposta per una CARTA COSTITUTIVA di Ard - (I dieci comandamenti?)

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Messaggio  moreno Lun 23 Mar 2009, 16:26

Cari viandanti,
Siccome il forum pare momentanemate bloccato uso la lista. (Non me ne voglia Leozaquini).
Qui sotto vi allego una mia proposta di Carta Cositutiva di Rivoluzione Democratica.
Essa nasce non solo dalle mie turpi elucubrazioni personali, ma dalle nostre discussioni, anche quelle più informali, dalle quali anche mi pare di aver colto le correnti di pensiero che compongono Ard, le diverse sensibilità. Mi auguro, possano riconoscersi in quanto propongo.
Io fo parte della commissione politica stato e democrazia presieduta da Gianfranco (Borrelli).
Gianfranco ha proposto una tostissima griglia per elaborare un documento di sintesi.
C’ho pensato a fondo e sono giunto alla conclusione che se davvero volessimo sviluppare quella griglia rischiamo di non arrivare mai al traguardo che era, appunto, abbozzare un’idea di società, di repubblica e di democrazia partecipativa.

Bene!
Io mi sono deciso a fare il percorso contrario.

Propongo alla mia commisione e quindi a voi tutti questa bozza che vuole appunto descrivere la republica che vorremmo. Non vi nascondo che ho fatto una faticaccia. Ce lo messa tutta per trovare un punto di sintesi che non fosse posticcio, ma solido e convincente.

A voi l’ardua sentenza.*

Moreno

* SI intende che la «Carta Costituiva» non sostituisce il Manifesto, e nemmeno lo Statuto.


(I dieci comandamenti?)

Carta Costitutiva di Rivoluzione Democratica

Articolo 1. Rivoluzione Democratica considera non negoziabile il diritto di ogni persona alla propria autodeterminazione. La libertà, o libero arbitrio, è il potere che ad ognuno deve essere assicurato di fare la propria volontà e di realizzare i propri bisogni. Dipende da come è organizzata la società il modo in cui la libertà viene esercitata, quali volontà vengano soddisfatte e quali bisogni si realizzino.

Articolo 2. Siccome la natura ci crea diversi e spesso diseguali, la società deve essere organizzata in maniera che queste differenze non causino discriminazioni, ovvero proteggendo i più deboli dai soprusi e dagli abusi. L’uomo non è solo un essere socievole, è anche un animale aggressivo. Il particolare va subordinato all’universale, il male sottomesso al bene. La società, proprio perché deve sostenere l'espansione delle energie, della volontà e delle libertà individuali, è tenuta ad auto-regolarsi affinché le pulsioni antisociali ed egoistiche siano arginate e rispettose del fatto che gli uomini, in quanto appartenenti al genere umano, debbono considerarsi fratelli, che sono quindi dovuti a rispettarsi reciprocamente, sostenersi nel bisogno, accettare il vincolo di solidarietà che è dettato da questo loro essere. La società e le leggi devono assicurare il rispetto di questa fratellanza, e punire tutti i reati e le offese ad essa arrecati.

Articolo 3. Fino ad oggi l’umanità ha conosciuto forme sociali nelle quali solo ristrette minoranze, avendo in mano mezzi e poteri, erano libere e potevano soddisfare volizioni, aspirazioni e bisogni, mentre gran parte della popolazione non era libera ma soggiogata e sfruttata. La società che vogliamo deve assicurare le condizioni per cui ognuno possa godere della libertà e realizzare i propri bisogni, sia materiali che spirituali. Essi chiamano in causa la società, che deve assicurare a tutti gli strumenti necessari, materiali e immateriali, non solo il lavoro e il reddito, ma anche il tempo libero indispensabile affinché i cittadini tutti possano coltivare le loro più diverse propensioni e facoltà, sociali e culturali, morali e intellettuali. Quindi la libertà di pensiero, di parola, di stampa, di comunicazione, di autorganizzazione.

Articolo 4. Devono essere infine garantiti diritti inalienabili, quali il diritto alla casa, all'istruzione, a cure mediche e sanitarie, alla libera circolazione, all'informazione e quindi di disporre, in forma associata, dei mezzi di produzione, di scambio e di comunicazione. La società deve incoraggiare la massima giustizia sociale, considerando come proprio fine il superamento delle disparità di classe e di casta, incoraggiando e sostenendo tutte le forme di vita comunitarie ed egualitarie. Deve infine concepire ogni suo atto politico come finalizzato al bene supremo: la difesa dell’eco-sistema, e in base a questo decidere adeguati modelli di vita, economici, urbanistici, di trasporto, ecc.

Articolo 5. Se il mercato deve sottostare a regole pubbliche, il diritto di proprietà non può essere incondizionato. La società deve limitarlo ogni volta che arrechi pregiudizio alla libertà, ai diritti, alla sicurezza sociale, al buon vivere e all'emancipazione dei cittadini. Ogni accumulazione che violi questo principio deve essere considerata illecita e punita con la legge. Tra le differenti forme di proprietà, la società ha il dovere di promuovere quella autogestita, in cui i lavoratori invece di comportarsi come automi, siano protagonisti della produzione, partecipi delle scelte dell'azienda, fruitori dei suoi risultati. Tutti i settori di interesse nazionale, telecomunicazioni, trasporti, energia, istruzione, sanità, previdenza, banche, assicurazioni, dovranno essere di proprietà pubblica, e posti sotto il controllo dei lavoratori per evitare burocratismo, spreco di risorse, e corruzione.

Articolo 6. Tutte le nazioni hanno il diritto all'autodecisione, alla pari dignità, e agli stessi diritti nella comunità internazionale. Quella nazione che tenti, con l 'assedio economico o militare, di imporre la sua supremazia su altri paesi, attuando così una politica imperialistica, deve essere condannata come brigantesca e fuorilegge. Ogni nazione sovrana che venga aggredita come ogni popolo al quale sia negato il diritto all'autodecisione, devono essere sostenuti. Così come deve essere condannata ogni nazione che violi questi principi operando al servizio di una potenza imperiale egemonica. La nostra Repubblica riotterrà la piena sovranità nazionale cancellendo tutti i trattati internazionali sottoscritti dal vecchio regime, chiudendo ogni base militare straniera, dichiarando la sua neutralità.

Articolo 7. Siamo per la Repubblica Democratica Federativa dei Consigli Popolari. Il popolo è sovrano e depositario di tutti i poteri. Esso esercita questa sua facoltà attraverso l'elezione, e se necessario, mediante l'immediata sostituzione di tutti i rappresentanti e funzionari pubblici di ordine e grado: non solo i consiglieri locali e i parlamentari, ma anche i magistrati e i militari, gli amministratori delle aziende pubbliche, i dirigenti scolastici e direttori di tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa. Il sistema elettorale deve dunque essere diretto e proporzionale con la facoltà popolare di revoca immediata. La Repubblica assumendo come intangibile il principio della libertà religiosa e quello della pari dignità di ogni confessione, sarà indipendente da ognuna di loro e respingerà come illecito ogni loro ingerenza negli affari istituzionali.

Articolo 8. Tutti i cittadini sono elettori ed eleggibili, e possono candidarsi per ricoprire funzioni pubbliche, senza altre qualità che la fiducia del popolo, il merito, la competenza e la comprovata dirittura morale. Lo statalismo centralista e il burocratismo sono nemici della democrazia, che può essere esercitata dal popolo solo a patto che esso possa controllare direttamente i suoi rappresentanti. Ciò è possibile decentrando i poteri secondo il modello federale e municipalista.

Articolo 9. Il governo federale repubblicano, quelli regionali e le giunte municipali, tutti gli organi di amministrazione della giustizia, e dell' informazione, i comandi militari e di polizia sono espressione del popolo, ricevono, cioè, il loro mandato dai Consigli Popolari corrispondenti. Ogni volta che essi, con atti e leggi abusive, neghino la sovranità popolare, la costituzione, o violino i diritti inalienabili dell'uomo, il popolo o anche una sua parte, hanno il diritto di opporsi e di rovesciare questi poteri.

Articolo 10. Chiunque occupi una carica pubblica sarà ricompensato con uno stipendio sociale, che gli consenta di esercitare le sue funzioni e di vivere una vita dignitosa. Chi abusi dei sui poteri, e venga meno al senso del dovere e della moralità sarà privato della possibilità di essere rieletto. L'esercito professionale e gli apparati di polizia in quanto corpi separati dalla società civile sono soppressi. Tutto il popolo deve concorrere alla difesa nazionale e al mantenimento dell'ordine pubblico, e quindi deve essere atto all'uso delle armi, che non sarà monopolio di una casta al servizio dei potenti.

La realizzazione di questa carta implica lo scioglimento delle Camere e l'indizione di una Assemblea Popolare Costituente, da eleggere a suffragio universale e con criterio assolutamente proporzionale, il cui compito sarà quello di scrivere una nuova Costituzione, e con essa le fondamentali regole di convivenza sociale e civile. (fine)

moreno

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Proposta per una CARTA COSTITUTIVA di Ard - (I dieci comandamenti?) Empty Re: Proposta per una CARTA COSTITUTIVA di Ard - (I dieci comandamenti?)

Messaggio  leozaquini Lun 23 Mar 2009, 19:21

Interessante.

Non mi soffermo sui molti punti di condivisione ma (per ragioni pratiche) mi limito ai temi sui quali trovo necessari delgi approfondimenti:

a) trovo poco sviluppato il punto concernente il sistema democratico. Si fa effettivamente riferimento alla revocabilita' dei rappresentanti, ma questi si configurano pur sempre in una forma che mi pare superata o in ogni caso poco innovativa.

L "monarchia della rappresentanza" pare dovrebbe riprodursi tale e quale a come esiste ora nei sistemi partitici ed oligarchici attuale. Pare non essere messa in discussione e non si percepisce una innovazione da questo punti di vista.
Come mai?

NOn si fa riferimento al fatto che i rappresentanti non devono essere i detentori monopolisti dei poteri politici ed in particolare del potere legislativo e non si fa riferimento al fatto che il potere esecutivo deve essere basato sul continuo contatto, colloquio e sull' INTERPELLARE il popolo stesso sui temi specifici.
NOn fa accenno a forme di democrazia diretta o semi diretta ne' a forme di democrazia partecipativa.

Salvo la revocabilita' dei mandati non si fa accenno a nessun limite dei rappresentanti. Pertatno il raprpesentantne, parrebbe per questo dover potere restare CASTA, come ora.


Aggiungero' poi altri commenti.

leozaquini

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Proposta per una CARTA COSTITUTIVA di Ard - (I dieci comandamenti?) Empty democrazia, autonomia e massimi sistemi

Messaggio  stefanoisola Lun 23 Mar 2009, 21:35

Al di là delle buone intenzioni di Moreno e dei molti punti di condivisione
pare anche a me che se davvero decidiamo che ci sia bisogno di redigere una Carta
di questo tipo allora debba contenere anche elementi fortemente innovatori riguardo
ad alcune questioni fondamentali, quali:

1) la questione della democrazia diretta e dei suoi concreti meccanismi di funzionamento (questione già richiamata da Leonello). A questa sono legate la questione dell'uguaglianza tra i cittadini, che può esistere solo se la sfera pubblica è davvero pubblica, e non diviene proprietà di oligarchie o apparati; e la questione della libertà, vista come una condizione di "attività" più che un "diritto garantito" di cui godere.

2) l'organizzazione democratica dell'economia: ripartizione democratica del prodotto consumabile tra consumo privato e consumo pubblico, sovranità degli individui in quanto consumatori, autogestione delle unità produttive, estinzione della rendita privata ecc

3) la questione dell'autonomia (la più difficile), ovvero della possibilità di creare istituzioni la cui interiorizzazione da parte degli individui (attraverso l'educazione) non limiti ma accresca la loro capacità di diventare autonomi, cioè non più macchine pseudo-razionali e socialmente adattate ma soggettività riflessive e deliberanti (come diceva Aristotele: "Chi è cittadino? È cittadino chi è in grado di governare e di essere governato").

D'altra parte una riflessione su queste cose immagino che sarà oggetto del lavoro del gruppo...

Riguardo alla "disputa" sui massimi sistemi, non credo che si possa fare a meno
di dibatterne continuamente, il punto secondo me è un altro:
riteniamo necessaria una "teoria rivoluzionaria", una "bussola" sempre a portata di mano del militante ardito, per mezzo della quale si riesca a valutare il valore o il disvalore delle cose in base alla loro prossimità o distanza dal dogma teorico;
o non pensiamo piuttosto che quello di cui abbiamo
bisogno sia soprattutto la capacità di renderci conto autonomamente e razionalmente
della condizione in cui di volta in volta ci troviamo, sebbene ciò
comporti la rinuncia ad ogni "sistema" dottrinario ?

stefanoisola

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