ASTENERSI COME? - 27/03/2008
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ASTENERSI COME? - 27/03/2008
ulteriore chiarimento
Nonostante i nostri precedenti chiarimenti, con i quali abbiamo spiegato i motivi per cui riteniamo che vi siano due modi – entrambi validi politicamente – per esprimere il NO alla truffa elettorale, e cioè l’astensione pura e semplice e l’annullamento della scheda, continuiamo a ricevere messaggi che si focalizzano su questo punto.
Le obiezioni sono sostanzialmente due: la prima dice che solo l’annullamento sarebbe politicamente significativo, mentre l’astensione si mescolerebbe con il qualunquismo; la seconda propone il rifiuto motivato della scheda elettorale dicendo che le schede annullate andrebbero nel “mucchio” per attribuire il premio di maggioranza, eccetera, eccetera.
Cominciamo con il dire che questa seconda obiezione nasce da una leggenda internettara che può avere successo solo in un paese dove l’ignoranza sulle leggi elettorali è pari soltanto alla passione per le stesse nutrita da un ceto politico imbroglione.
L’assegnazione dei seggi, come pure del premio di maggioranza avviene esclusivamente sulla base dei voti validi. Dunque non voto (astensione), annullamento, schede bianche e rifiuto delle stesse ottengono da questo punto di vista lo stesso effetto.
Escludendo la scheda bianca – una forma troppo debole e perbenista di manifestare il proprio rifiuto – e considerando troppo elitario il rifiuto della scheda al seggio, abbiamo indicato come valide le altre due forme.
E qui veniamo alla prima obiezione, secondo cui l’annullamento sarebbe politicamente più forte dell’astensione.
Non siamo d’accordo e non lo siamo per quattro motivi.
In primo luogo, se è vero che tra gli astensionisti vi sono anche i “qualunquisti” – ma poi: è più qualunquista starsene a casa od andare a votare un partito di regime? – questo è vero anche per chi annulla la scheda, senza contare che il più alto numero di “nulle” è il frutto di meri errori materiali. Per farla breve: qualunque forma si decida è inevitabile “confondersi” con qualcun altro che ha adottato la stessa forma per altri motivi.
In secondo luogo, proprio nel momento in cui è possibile collegarsi ad un potente sentimento popolare, non si capisce per quale motivo dovremmo segnalare in tutti i modi una nostra “differenza”. Non è forse questo il solito vizio del gruppettarismo autoreferenziale? Intendiamoci, annullare la scheda va bene; quello che non va per niente bene è sostenere che quella è l’unica forma politica incisiva. Quel che deve qualificare il nostro astensionismo è l’analisi ed il ragionamento politico non la forma adottata per esprimerlo.
In terzo luogo, in tutto il mondo quando si boicottano delle elezioni perché si ritengono truffaldine, non democratiche ecc. si invita all’astensionismo non all’annullazionismo. Dopo di che ogni mezzo è valido, ma l’appello è sempre all’astensione. Ci sarà pure un motivo ed il motivo è che questa è la forma più semplice, più facilmente comprensibile alle masse, perché solo uno spostamento di settori di massa può davvero rappresentare un fatto politico.
In quarto luogo, pur non potendoci fare eccessive illusioni, è proprio uno spostamento elettorale significativo verso il non voto l’obiettivo politico realisticamente praticabile il 13 aprile.
E tutti sanno che il primo dato, quello che resterà veramente impresso a tutti, che finirà (se sarà significativo) sulle prime pagine dei giornali sarà la percentuale dei non votanti.
Il conteggio delle bianche e delle nulle (che pure hanno la loro rilevanza) arriverà soltanto dopo, e non dimentichiamoci che i grandi spostamenti nel numero complessivo degli astensionisti è sempre stato determinato storicamente dal dato dei non votanti, di chi ha scelto di non recarsi al seggio.
E questa volta, nonostante l’inevitabile recupero del regime negli ultimi giorni della campagna elettorale, questa assenza fisica dal luogo in cui si consuma l’imbroglio sarà forte ed ancor più significativa.
M. L.
Nonostante i nostri precedenti chiarimenti, con i quali abbiamo spiegato i motivi per cui riteniamo che vi siano due modi – entrambi validi politicamente – per esprimere il NO alla truffa elettorale, e cioè l’astensione pura e semplice e l’annullamento della scheda, continuiamo a ricevere messaggi che si focalizzano su questo punto.
Le obiezioni sono sostanzialmente due: la prima dice che solo l’annullamento sarebbe politicamente significativo, mentre l’astensione si mescolerebbe con il qualunquismo; la seconda propone il rifiuto motivato della scheda elettorale dicendo che le schede annullate andrebbero nel “mucchio” per attribuire il premio di maggioranza, eccetera, eccetera.
Cominciamo con il dire che questa seconda obiezione nasce da una leggenda internettara che può avere successo solo in un paese dove l’ignoranza sulle leggi elettorali è pari soltanto alla passione per le stesse nutrita da un ceto politico imbroglione.
L’assegnazione dei seggi, come pure del premio di maggioranza avviene esclusivamente sulla base dei voti validi. Dunque non voto (astensione), annullamento, schede bianche e rifiuto delle stesse ottengono da questo punto di vista lo stesso effetto.
Escludendo la scheda bianca – una forma troppo debole e perbenista di manifestare il proprio rifiuto – e considerando troppo elitario il rifiuto della scheda al seggio, abbiamo indicato come valide le altre due forme.
E qui veniamo alla prima obiezione, secondo cui l’annullamento sarebbe politicamente più forte dell’astensione.
Non siamo d’accordo e non lo siamo per quattro motivi.
In primo luogo, se è vero che tra gli astensionisti vi sono anche i “qualunquisti” – ma poi: è più qualunquista starsene a casa od andare a votare un partito di regime? – questo è vero anche per chi annulla la scheda, senza contare che il più alto numero di “nulle” è il frutto di meri errori materiali. Per farla breve: qualunque forma si decida è inevitabile “confondersi” con qualcun altro che ha adottato la stessa forma per altri motivi.
In secondo luogo, proprio nel momento in cui è possibile collegarsi ad un potente sentimento popolare, non si capisce per quale motivo dovremmo segnalare in tutti i modi una nostra “differenza”. Non è forse questo il solito vizio del gruppettarismo autoreferenziale? Intendiamoci, annullare la scheda va bene; quello che non va per niente bene è sostenere che quella è l’unica forma politica incisiva. Quel che deve qualificare il nostro astensionismo è l’analisi ed il ragionamento politico non la forma adottata per esprimerlo.
In terzo luogo, in tutto il mondo quando si boicottano delle elezioni perché si ritengono truffaldine, non democratiche ecc. si invita all’astensionismo non all’annullazionismo. Dopo di che ogni mezzo è valido, ma l’appello è sempre all’astensione. Ci sarà pure un motivo ed il motivo è che questa è la forma più semplice, più facilmente comprensibile alle masse, perché solo uno spostamento di settori di massa può davvero rappresentare un fatto politico.
In quarto luogo, pur non potendoci fare eccessive illusioni, è proprio uno spostamento elettorale significativo verso il non voto l’obiettivo politico realisticamente praticabile il 13 aprile.
E tutti sanno che il primo dato, quello che resterà veramente impresso a tutti, che finirà (se sarà significativo) sulle prime pagine dei giornali sarà la percentuale dei non votanti.
Il conteggio delle bianche e delle nulle (che pure hanno la loro rilevanza) arriverà soltanto dopo, e non dimentichiamoci che i grandi spostamenti nel numero complessivo degli astensionisti è sempre stato determinato storicamente dal dato dei non votanti, di chi ha scelto di non recarsi al seggio.
E questa volta, nonostante l’inevitabile recupero del regime negli ultimi giorni della campagna elettorale, questa assenza fisica dal luogo in cui si consuma l’imbroglio sarà forte ed ancor più significativa.
M. L.
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